Dalla moratoria per l’installazione delle energie rinnovabili al richiamo in servizio dei medici in pensione passando per il sonoro no alla richiesta di aiuto economico contro la siccità che devasta la Sardegna e i suoi agricoltori e alle bacchettate sui trasporti. E’ un momentaccio per la giunta di Alessandra Todde, il governo centrale non ne fa passare una, i 5 stelle gridano al complotto e rivendicano autonomia e mani libere ma tant’è: le regole sono regole, anche per la giunta a guida grillina, che nonostante la schiera di pagatissimi consulenti a oltre 125mila euro all’anno, non riesce a centrare obiettivi strategici con le sue leggi.
Eppure, meno di 6 mesi fa, la presidente della Regione Alessandra Todde lo diceva molto chiaramente, a chi le chiedeva conto della scelta di indicare Saverio Lo Russo, dirigente di prima fascia della presidenza del consiglio dei ministri, come nuovo segretario generale della Regione Sardegna, con l’invidiabile compenso di oltre 350mila euro all’anno, più di quanto guadagni il presidente della Repubblica Mattarella, per intenderci, grazie al maxi poltronificio voluto da Christian Solinas e mantenuto senza tentennamenti dalla giunta grillino-dem. Doveva essere lui a difendere diritti e prerogative dei sardi, blindando le leggi con l’esperienza maturata quando le impugnava.
“Se le cose in questi anni fossero andate bene e noi ora mettessimo mano a equilibri funzionanti, capirei le critiche, ma stiamo affrontando una situazione disastrosa per cui mi concentro sulle competenze”, aveva detto la presidente Todde a chi, appunto, le chiedeva conto della scelta di indicare un non sardo per il prestigiosissimo incarico. “Sono molto felice che la giunta intera si sia detta favorevole sul suo nome, è una figura con esperienza di lunga data, è stato direttore della Conferenza Stato-Regioni per molto tempo, conosce tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione come regione per lavorare con governo e Ue, la sua esperienza ci potrà servire per cambiare passo e ‘standing’ nella rappresentazione nazionale ed internazionale”. Poi, il passaggio cruciale: “L’ho scelto perché è la persona che ha impugnato le leggi regionali negli ultimi anni, conosce molto bene quali sono i punti di debolezza e saprà molto bene consigliarmi nelle cose che non dovrò fare”. La strategia, insomma, era mettersi il nemico in casa: finora non sembra aver funzionato.