Il mondo gli è crollato addosso da un momento all’altro, nel lasso di tempo di qualche squillo di cellulare: ha risposto a un numero che non conosceva e, nel giro di pochi secondi, ha capito di essere finito in un incubo. Simone Pisu, 43 anni, insegnante di matematica a riposo “forzato” per motivi familiari, ha scoperto di essere finito nel mirino degli assistenti sociali del suo paese, Sinnai, dopo che qualcuno ha scritto una lettera anonima. O forse più di uno, visto che la dicitura all’inizio e alla fine è “anonimi”. Poi c’è il testo, una lettera scritta in corsivo nella quale si sostiene che Pisu non si prenderebbe cura dei suoi genitori, arrivando a non garantirgli nemmeno “l’igiene personale e sanitaria”. Le accuse sembrano essere ben circostanziate, scritte da una persona che sembra conoscere che cosa accada nella casa di via Roccheddas nella quale Pisu vive con chi l’ha messo al mondo. Una missiva, spedita a fine gennaio, che ha portato Pisu a doversi organizzare a dovere, mercoledì prossimo, per sostenere un colloquio con le assistenti sociali: “Ma ciò che è riportato in quella lettera è falso, mi prendo cura tantissimo di mio padre e mia madre”. Sino a prova contraria, impossibile dubitarne. Ma resta quella missiva, spedita sia al Comune sia a un’associazione che opera nel sociale a Sinnai.
“Penso che l’abbia scritta qualcuno del mio vicinato, in passato ho avuto dei problemi e ci sono delle denunce per minacce, partite da una questione di parcheggio e concessioni varie”, afferma Pisu .”Sia mio padre che mia madre sono seguiti, oltre che dal medico di famiglia che viene periodicamente, anche dall’assistenza domiciliare integrata. La Asl manda un’infermiera un giorno sì e uno no a curare un’ulcera, oltre a una fisioterapista per mia madre, e oltretutto non fornisce uno straccio di prova a sostegno di quello che c’è scritto nella lettera. Uno degli assistenti socialei avrebbe sentito il medico di famiglia a tal riguardo che gli avrebbe spiegato la situazione e oltretutto ho pure inviato una dichiarazione dell’infermiera di come gli segue e che avrebbe scritto che sono seguiti dal figlio ‘amorevolmente’, e inoltre ho inviato la cartella clinica con le firme attestanti le visite continue di chi li segue. Non capisco come mai gli assistenti sociali intervengano e chiedano spiegazioni sulla base di una lettera, oltre che anonima, totalmente falsa”. La speranza dell’uomo è che l’incubo, presto, finisca: “Ho parlato con un avvocatessa, vorrebbero mettere un amministratore di sostegno. Ma mio padre e mia madre li sto già seguendo io, arrivando a rinunciare a lavorare nel mondo della scuola”.










