Anche quello, dev’essere un talento. Riuscire a fare il contrario di quello che il popolo aspetta (e spera). Gli italiani esasperati dal carovita, disperati per bollette esorbitanti e benzina alle stelle, stremati – anche economicamente – da due anni e mezzo di pandemia, preoccupati da una guerra che doveva essere lampo e che invece rischia di lasciare tutti al freddo in inverno, chiedono alla politica di fare la Politica. Quella vera, che risolve, che mette da parte egocentrismi e liti da pollaio, quella capace di volare alto e occuparsi di temi strategici, quella che disegna un futuro per i giovani invece di farli fuggire. Invece, in questa insolita e balneare campagna elettorale sotto l’ombrellone, stiamo assistendo esattamente al contrario.
Intanto, le candidature. Mai che la scelta sia basata su capacità, talento, studio, cultura. No. Sono i partiti che indicano, per motivi che nulla o quasi hanno a che fare con le suddette ragioni, per tutelare correnti interne e interessi.
Poi, i leader: invece di pensare al bene dell’Italia, come ha più volte chiesto Mattarella, e unire le forze verso lo stesso obiettivo, è un continuo litigio, un perenne insulto, una avvilente battaglia fra chi non è disposto a sacrificare nulla per il bene comune. Galli lanciati in un solo pollaio a cercare il loro posto al sole.
E poi, si stupiscono dell’astensione arrivata ormai a un italiano su due, che non è più solo disimpegno ma scelta consapevole nel tentativo di mandare un segnale che però viene puntualmente ignorato.
Non a caso, da uno degli ultimi sondaggi realizzati per Sky tg24, emerge che gli italiani hanno pochissima fiducia nella politica (83%), anche tra quelli che comunque votano: una sfiducia che spesso si tramuta in rabbia, soprattutto tra i votanti (60%). I due temi principali responsabili del progressivo aumento dell’astensione sono – in base al sondaggio – gli interessi particolari dei politici (52%) e il non mantenere da parte dei partiti gli impegni assunti (49%).











