Sono proiezioni, quelle finite prima sopra la scrivania di Christian Solinas e, poi, nell’ordinanza numero 46 anti Coronavirus. Tra sbarchi e arrivi, tra ottobre e dicembre, nell’Isola sono destinate ad arrivare centinaia di migliaia di persone: “I dati dai traghetti e dagli aerei sono di più di centomila sbarchi e circa trecentomila arrivi”, così si legge nel documento ufficiale. È questo uno dei motivi che ha portato Solinas a confermare l’ordinanza dell’undici settembre scorso, che prevede i testi di ingresso e tamponi per chi arriva in Sardegna. Tra le motivazioni, spicca quella che recita così: “In ragione della condizione insulare della Sardegna, della conseguente limitata quantità di punti di accesso e del dimensionamento del servizio sanitario regionale che, per quanto potenziato in maniera considerevole nelle strutture e nei reparti specialmente dedicati alla cura delle patologie da Covid-19, non potrebbe fare fronte alla ripresa della diffusione virale con numeri esponenzialmente superiori alla propria capacità di erogazione di prestazioni, connessi ai flussi turistici prevedibili nel mese corrente, appare comunque necessario un sistema di controlli preventivo rinforzato sugli arrivi al fine di filtrare ulteriormente la possibilità di una nuova circolazione virale”.
In altre parole: test o tamponi per tutti quelli che arrivano in Sardegna. Nell’attesa, utile ricordarlo, della decisione del Tar sull’ordinanza, identica, dello scorso undici settembre.











