di Marcello Roberto Marchi
Sembra aprirsi uno spiraglio per restituire, anche se parzialmente, il Centro storico ai Cittadini. In particolare PIazza Yenne e il Corso Vittorio Emanuele.
In tal senso, infatti, può essere interpretata la decisione dell’Amministrazione comunale di non autorizzare il concerto dei TAZENDA nel Corso e l’Ordinanza del Sindaco per disciplinare la vendita di bevande e alcoolici in lattine e in bottiglie di vetro, non solo nell’area di pertinenza della Eventi Arena a Sant’Elia . Dal testo dei provvedimenti e dalle informazioni provenienti da Palazzo Civico, pare di capire che si va verso una maggiore attenzione nel rilasciare concessioni per manifestazioni e per l’utilizzo del suolo pubblico anche per le attività commerciali nelle zone più sensibili della Città per il rispetto della quiete pubblica e la lotta all’inquinamento acustico. Ne va di mezzo, occorre sottolinearlo, la “vivibilità” e la “vitalità” di tutti i Quartieri ma in particolare quelli del Centro storico, anche per le sue caratteristiche territoriali, urbanistiche, architettoniche, storiche e ambientali. Il passo che l’Amministrazione comunale intenderebbe fare, come è dato leggere nei documenti recenti, da la sensazione che si intenda proprio andare verso questa direzione ovvero , con uno slogan che potrebbe adottato, quello di coniugare “Vitalità” con Vivibilità”, come obiettivo strategico per il futuro di Cagliari.
La vitalità del ” centro storico” ( e non solo ) è, infatti, strettamente legata, ieri come oggi, alla “vivibilità” complessiva dell’intero tessuto urbano come è configurato e come abbiamo ereditato dal passato storico, culturale, economico, sociale unitamente al ruolo che Cagliari ha da sempre di “Capitale della Sardegna”,
La “vivibilità” di un territorio, sopratutto del Centro storico, è data essenzialmente dallo status di “comunità” dei cittadini che vi hanno vissuto e ci vivono, dai servizi primari ed essenziali, in primo luogo quelli della “mobilità”, dalle attività economiche e socio-culturali ” sotto casa”, a vantaggio e tutela delle famiglie e delle persone di ogni ceto sociale che hanno deciso di abitare e vivere in questa parte antica e nobile della Città, quella che è stata sempre il “cuore” pulsante del Capoluogo – Capitale della Sardegna- La politica della pedonalizzazione di tutto il Centro storico, di Stampace e della Marina, peraltro a vantaggio esclusivo di un’unica categoria economica, quella appunto della ristorazione e della vendita di cibi e bevande alla quale si concedono in maniera che appare eccessiva lo sfruttamento del suolo pubblico, va contro la concezione della “Vivibilità” anche sotto il profilo socio sanitario della popolazione residente, che andrebbe invece tutelata contro abusi e irregolarità..
Un esempio per tutti : nel concedere il suolo pubblico si è permesso addirittura di togliere panchine già installate e che facevano ormai parte dell’arredo urbano per consentire di posizionare tavolini e sedie, come è stato più volte denunciato, nel silenzio dell’Amministrazione comunale.
In Piazza Yenne c’è stato un primo intervento per mettere ordine, sia sotto il profilo dell’uso pubblico di un bene di alto valore ambientale e culturale e a tutela dell’ ‘interesse generale. Ritornare al passato come era la Piazza non è fantascienza. Gli storici Bar e Grotta Marcello, Bar Centrale e Clavuot, la “piola” del Signor Pilia, la bottega del Signor Antonio, la farmacia Maffiola, il negozio di pizzi e merletti della famiglia Falorni, il negozio di radio e strumenti musicali di Dino Borea, il tabacchino proprio di fronte alla Cassetta Postale, oggi come allora, potrebbero raccontare la storia non solo della traghedia della guerra che portarono distruzione e morte ma anche quella della ricostruzione e di quel “discreto” “Signorile” e anche “scanzonato “bel vivere” che Piazza Yenne e il Corso, che hanno poi dato un volto e una crescita senza pari a quanti hanno continuato a vivere o sono venuti a vivere in Città ed in particolare in quest’angolo di Città, che sono la Piazza Yenne e il Corso.
Io sono venuto a viver a Cagliari da ragazzo, ho vissuto in Piazza Yenne al numero civico 27, al terso piano ,proprio sopra il Bar Marcello, con la storica Grotta. Erano il Bar e la Grotta Marcello, era la Piazza Yenne, dove ho vissuto per ben ventun anni. Anche allora si mettevano i tavolini nella Piazza, in maniera discreta e signorile, c’erano le panchine in entrambi i lati, sotto gli alberi, Sant’Efisio passava nella strada oggi occupata dai tavolini, nella Grotta Marcello si potevano gustare non solo i tipici prodotti della “casa”, in particolare la mitica “cassata Marcello”. Erano due fratelli venuti da Tiana, paesello della Barbagia. Signo Pietro e Signor Giovanni Marcello, per l’appunto, che la gestivano. Per come li ho conosciuti, penso che si stiano “voltando nella tomba”, come si è soliti dire, nel vedere la loro “Grotta” e la Piazza Yenne, che era come il loro “cuore”.
E tutto intorno ruotavano fior fiore di attività economiche, non c’erano i Centro commerciali, ma c’erano i “negozi all’ingrosso”, specie di generi di prima necessità, dove si poteva fare la spesa, risparmiando.
Oggi,invece, dobbiamo riscontrare come le attività economiche primarie e quelle di carattere sociale e culturale siano andate via via scomparendo (proprio in questi giorni ha chiuso anche la storica drogheria di Anna e Salvatore, che era un punto di riferimento per l’intero Quartiere e non solo ) mentre Piazza Yenne, il Corso Vittorio Emanuele , Stampace, Palabanda. Su Brugu vanno via via sempre più “ghettizzandosi” proprio per effetto del prevalere di un indirizzo “edonistico” dato dal proliferare delle attività di svago e divertimento, penalizzando oltre misura le condizioni ambientali e igienico sanitarie del territorio, ormai incontrollate e incontrollabili anche sotto il profilo organizzativo e gestionale.
Ecco perchè non concedere l’autorizzazione del concerto dei Tazenda nel Corso sembra essere una buona notizia e una speranza. Come quella di rivedere la disciplina delle concessioni di suolo pubblico nel Centro storico. Una volta terminati i lavori nel ” buco archeologico” nel Corso di fronte all’Ersu e sistemato il sedime stradale è ipotizzabile che l’Amministrazione comunale torni sui suoi passi e consenta anche, almeno nelle ore diurne, il transito dei Bus piccoli del CTM ( potrebbero essere acquistati quelli elettrici ) ed ai Taxi cittadini, oltre che ai mezzi di soccorso, come prevede il parere favorevole espresso circa due anni fa dalla Soprintendenza, riportato anche in una delibera della precedente Giunta Zedda .
Un auspicio e una speranza nell’interesse reale dei cittadini e dell’economia complessiva della Città se si vuole ricreare le condizioni di “vivibilità” dell’intero Centro storico.













