Il rischio è concreto: l’unico ospedale oncologico della Sardegna, il Businco di Cagliari, potrebbe avviarsi verso un progressivo smantellamento. A lanciare l’allarme è Claudia Zuncheddu, portavoce della Rete Sarda per la Difesa della Sanità Pubblica, che denuncia come il trasferimento del reparto di Chirurgia ed Endoscopia Toracica al Brotzu sia l’ennesimo segnale di una strategia che rischia di svuotare progressivamente il presidio oncologico regionale.
Alla base del trasferimento c’è la necessità di ristrutturare le sale operatorie del Businco. Ma secondo Zuncheddu, l’intervento può e deve essere realizzato senza spostare reparti altamente specializzati né tantomeno i pazienti. “Non si comprende come il Brotzu, già in difficoltà strutturali e con un personale al limite della tenuta, possa assorbire altri reparti e mantenerne l’efficienza”, sottolinea.
Il timore è che si ripeta quanto accaduto con altre strutture di eccellenza della sanità isolana. “Con lo stesso metodo – ricorda – il Brotzu ha perso reparti fondamentali come Neuroriabilitazione e Diabetologia, lasciando senza risposte pazienti cerebrolesi e diabetici complessi in tutta la Sardegna”.
Anche l’uso dei fondi del Pnrr finisce nel mirino: l’ospedale Marino, specializzato in ortopedia, è stato chiuso per lavori di ristrutturazione, ma i reparti non sono mai tornati. Un’operazione che, secondo la Rete Sarda, ha di fatto mutato la destinazione d’uso da sanitaria ad altro.
“La Chirurgia Toracica del Businco è un reparto di altissimo livello, punto di riferimento per la cura di patologie toraciche, complicanze ematologiche e traumi – spiega Zuncheddu – ma un eventuale trasferimento al Brotzu ne comprometterebbe la funzione, anche per l’incompatibilità con le emergenze tipiche di un pronto soccorso”.
Un’operazione che, secondo la rete civica, non tiene conto della fragilità del Brotzu stesso, già oggi descritto come “a rischio implosione”.
“Servono scelte basate su una visione ampia, che rimettano al centro la tutela del diritto alla salute dei sardi”, conclude Claudia Zuncheddu. “Le ristrutturazioni sono necessarie, ma devono essere frutto di una programmazione seria e condivisa. Bisogna ascoltare i medici, i pazienti, i sindacati di categoria. Solo così si potrà evitare l’ennesimo scivolone che la sanità pubblica sarda non può permettersi”.












