Soldi finiti, anzi no. Il Pd lancia l’allarme e semina il panico, la presidente Todde smentisce tutto. Quella che ha tutta l’aria di essere una prova di forza estiva all’interno della coalizione al governo della Regione finisce così, con smentite e rassicurazioni. Colpisce che a lanciare l’allarme sia stato proprio l’esponente del Pd più vicino alla presidente Todde, il numero uno del consiglio regionale Piero Comandini, segretario non ancora dimissionario dei dem in Sardegna: è stato lui, durante una riunione di capigruppo, a dire che i soldi sono finiti. E che, finiti i soldi dopo le maxi infornate di consulenti e addetti di gabinetto, sono a rischio altri importanti incarichi, per esempio quelli dell’ufficio stampa.
Fatti conti e verifiche, dalla Regione fanno sapere che secondo i calcoli aggiornati, basati su numeri reali ed ufficiali, non risulta alcun sforamento del budget. Anzi. “Prima di fare determinate comunicazioni bisognerebbe consultare correttamente i dati sennò si rischia di creare confusione e disinformazione. Chiunque abbia fornito questi dettagli deve essere consapevole che i dati utilizzati non sono certificati e che soprattutto si basano sull’interpretazione dei costi ammissibili, perciò privi di fondamento giuridico”, dicono i diretti interessati.
Resta ora da capire perché. Perché Comandini, e dunque il Pd, ha voluto creare scompiglio e mettere in difficoltà la Todde proprio su quello che in questo momento è il suo punto debole, ovvero le nomine dei consulenti, su cui già Progressisti e La Base hanno attaccato. Difficile, come sostengono i dem, che si sia trattato solo di una svista: i bene informati assicurano che si è invece trattato di un preciso segnale politico.










