Caos e paura nel centro per rimpatri di Macomer, un incendio è scoppiato in uno dei blocchi. Il fuoco sarebbe partito da alcuni materassi, dati alle fiamme da un gruppo di migranti che vivono da mesi nella struttura. Il fumo ha invaso gran parte del centro e sul posto sono piombate quattro squadre dei vigili del fuoco e tre ambulanze del 118. Nessun ferito, fortunatamente, tra gli ospiti del centro e i poliziotti. Ma gli stessi agenti hanno protestato per l’ennesimo caso pericoloso capitato all’interno del Cpr. Sul caso sono già partite le indagini della polizia di Nuoro, dopo una prima relazione spedita alla Procura di Oristano. Per rintracciare i malviventi saranno necessari i filmati delle telecamere interne. I danni provocati dal fuoco sono comunque ingenti, vari mobili e suppellettli sono stati sfregiati dalle fiamme.
E su quanto avvenuto prende posizione la garante per i detenuti, Irene Testa: “Da oltre due mesi ho scritto al comitato prevenzione della tortura Onu per chiedere una visita al Cpr di Macomer. Al momento non ci sono state risposte. Stamattina ho avuto modo di parlare con il prefetto di Nuoro che sta gestendo la situazione per poter consentire agibilità abitativa ai trattenuti nel centro. La situazione esplosiva non è da imputarsi certamente alla gestione ma al decreto Cutro e al regolamento Lamorgese. Chi deve rimanere di fatto in condizioni detentive per 18 mesi senza poter svolgere nessun tipo di attività all’interno del centro e senza aver commesso alcun reato viene preso dalla disperazione e scoramento, situazioni che poi sfociano in gesti disperati”, sostiene la Testa. “Purtroppo ogni eventuale ulteriore pressione e richiesta di repressione dei comportamenti più a rischio, in questo contesto, poco potranno fare verso le criticità se non si affronterà il problema alla radice”.












