Droga a Cagliari, don Carlo Follesa: “La politica sorda all’emergenza”

Il sacerdote-fondatore della Comunità L’Aquilone, non nasconde la profonda rabbia e amarezza per le ultime due vite spezzate dall’eroina e chiama in causa la politica e le Istituzioni: “Devono aiutarci, da soli non ce la facciamo”. Guardate il VIDEO


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Emergenza droga, morti per overdose (due in appena una settimana), sempre nella stessa zona, quella difficile, San Michele, nel quadrilatero via Cornalias, Quirra, Cinquini e via Serbariu. Il numero uno della Comunità L’Aquilone, (centro di solidarietà sardo), nonché parroco della chiesa San Massimiliano Kolbe in via Cornalias, Don Carlo Follesa, non nasconde il suo cordoglio, il rammarico per due vite spezzate dall’eroina, “uno di loro lo conoscevamo pure” (dice il sacerdote), che nell’intervista odierna non disdegna la rabbia verso le Istituzioni, la politica, spesso troppo sorde o poco attente e passive verso i problemi di devianza, (giovanile e non solo). Servirebbero davvero più strutture idonee a combattere e prevenire questi disagi, spesso mentali sociali, che prendono il sopravvento e sfociano poi in tristi epiloghi, la morte, la siringa, la maledetta droga e le altre sostanze che provocano dipendenza. E poi i tagli, pochi soldi anche per le comunità sarde che devono fare i conti con spese non indifferenti per i progetti importanti. 

L’AQUILONE. Da 26 anni esiste l’Aquilone, tutto merito suo che è la pietra miliare, Don Carlo Follesa è un sacerdote forte, carismatico, ha coraggio e non vuole mollare. Nel cagliaritano, grazie al contributo e al lavoro fattivo ed energico di volontari e non, porta avanti il lavoro di inserimento sociale in diverse sedi dove sono ospitati diverse decine di utenti che affrontano ogni giorno, con sacrificio, il calvario per uscire dal maledetto “tunnel”: Elmas è il primo step, (ospita 17 utenti), poi c’è Sestu (una trentina), Assemini (45 utenti), Flumini (15), la Casa Famiglia a S.Andrea (7 ospiti) mentre a breve a Quartu, in via Firenze ne arriveranno una quindicina. Strutture dove persone specializzate seguono passo dopo passo il cosiddetto “tossicodipendente”, (odiato e ripudiato dalla società, direbbero in tanti), che inizia e porta a termine un percorso di reinserimento, per uscire dall’oscuro e perfido mondo della dipendenza da droghe o alcol. 

Guardate la video intervista a Don Carlo Follesa


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