di Roberto Scalas
Il 2 novembre ha compiuto 41 anni e diciotto anni fa giustiziava il Toro al Sant’Elia con un gran colpo di testa. Dario Silva ha lasciato un ottimo ricordo in Sardegna per la sua voglia di non mollare mai, lottando su ogni pallone.
L’uruguaiano sbarca a Cagliari nell’estate del 1995 con l’arduo compito di sostituire il panamense Dely Valdes. Agli ordini di Giovanni Trapattoni prima e Bruno Giorgi poi, non si rivela un attaccante prolifico ma si dimostra prezioso per la squadra dentro e fuori dal campo guadagnando la simpatia di tutto il popolo sardo. Conclude la prima stagione con un magro bottino di tre reti siglate contro Sampdoria, Torino e Udinese.
“Sa Pibinca” spera di potersi consacrare nel campionato seguente grazie all’arrivo del tecnico Gregorio Perez, suo connazionale e maestro ai tempi del Penarol. La squadra, pur giocando un buon calcio, non ottiene i risultati sperati e Perez viene esonerato dopo sei giornate. Al suo posto viene chiamato Carletto Mazzone. Il tecnico romano da fiducia a Silva confidando nella sua capacità di disorientare le difese avversarie. Con quattro reti contribuisce a raggiungere lo spareggio salvezza contro il Piacenza sul neutro di Napoli ma l’epilogo è amaro.
Dario decide di non abbandonare la barca per riportare subito i rossoblù nella massima serie e in questa annata stupisce tutti per la sua crescita tecnico-tattica trascinando la squadra alla promozione con 13 reti in 27 gare. Le prestazioni nel campionato cadetto non gli valgono la conferma ed è costretto a partire in Spagna per accasarsi all’Espanol. Nella penisola iberica rimane sino al 2005 vestendo anche le maglie di Malaga e Siviglia. Si trasferisce in Inghilterra per giocare nelle fila del Portsmouth ma un grave incidente stradale, che gli costa l’amputazione della gamba destra, lo costringe a chiudere in anticipo la sua carriera professionistica.
I tifosi del Cagliari lo ricordano ancora con tanto affetto per il cuore che metteva in campo tanto che gli errori sotto porta passavano in secondo piano. Non mollava mai così come non ha mollato dopo quel grave incidente riuscendo a calcare nuovamente i campi di calcio grazie ad una protesi.
Solitamente nella memoria degli sportivi rimane impresso il campione che ti regala le giocate spettacolari che valgono il prezzo del biglietto ma Dario Silva è stato comunque capace di ritagliarsi un posto nei cuori rossoblù per i suoi valori umani e per aver dimostrato in ogni partita di aver dato tutto dannandosi su ogni pallone, doti che nel calcio attuale vengono a mancare sempre più.












