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“Costretto a chiudere la pizzeria aperta 24 anni fa a Gonnesa, l’ultimo Dpcm mi ha affossato”

di Paolo Rapeanu
2 Novembre 2020
in area-vasta, zapertura1

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“Costretto a chiudere la pizzeria aperta 24 anni fa a Gonnesa, l’ultimo Dpcm mi ha affossato”
“No, non è andato tutto bene”. È questa la risposta con la quale è possibile capire, in estrema sintesi, cosa sta capitando, proprio in questi giorni, nella vita di un giovane imprenditore sardo. Luca Atzei, 32enne di Gonnesa, dal 2017 ha rilevato la pizzeria-ristorante “L’angolo”, gestita “dai miei genitori sin dal 1996. Il locale era stato acquistato dai miei nonni”. Ventiquattro anni di storia “cancellati” dalla pandemia. Nella pagina ufficiale Facebook del locale campeggiano due foto: una esterna, con le serrande abbassate, e un cartello con la scritta “andrà tutto bene”. Al centro, un cuore spezzato. “Abbiamo chiuso per sempre, è impossibile andare avanti”, afferma Atzei, contattato da Casteddu Online. Dopo anni di lavoro in sala, per lui, e come cuoca, per la moglie di due anni più giovane, è arrivato il ko definitivo: “L’ultimo decreto Conte mi ha affossato, e la situazione era già pessima da mesi. Il lockdown a marzo, poi la riapertura a giugno con dieci posti a sedere in meno. Ho dovuto buttare migliaia di euro di merce per colpa delle chiusure. Ho lavorato bene ad agosto, poi da settembre è tornato il calo e, a fine mese, il Comune aveva imposto la chiusura alle 18:30 per i locali che fanno ristorazione”. Il servizio a domicilio non è bastato: “Troppe spese da sostenere. Ieri ho licenziato l’unico dipendente, un giovane pizzaiolo, in tempo per potergli dare il Tfr e garantire le altre spese legate al licenziamento. In questo locale ci sono cresciuto, era dei miei genitori, la prima volta che sono entrato avevo quattordici anni”.
È sconcertato, Luca Atzei: “Ho seguito tutte le regole, dal distanziamento tra i tavoli all’igienizzazione, ho segnato anche tutti i nomi dei clienti, conservandoli per due settimane, come previsto. Da me non c’è mai stato un solo caso di contagio da Coronavirus”, afferma sicuro. “È illogico farci chiudere alle diciotto”. Adesso, purtroppo, arriva il brutto: “Io e mia moglie siamo disoccupati, abbiamo un figlio di cinque anni e il secondo in arrivo, nascerà a marzo. Devo ancora restituire 20mila euro della finanziaria. Sto svendendo i tavoli, le sedie, la lavastoviglie, il bancone per la pizza e i frigoriferi, spero che qualcuno me li acquisti”. Altre “croci economiche” in una Sardegna martoriata dalla disoccupazione, proprio in uno dei momenti più neri della pandemia: “Io e mia moglie abbiamo risorse per andare avanti altri due mesi. Poi, si vedrà il da farsi”.
Tags: gonnesapizzeria
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