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Continuiamo il nostro viaggio tra i commercianti di Via XX Settembre, tassati in prossimità delle feste natalizie. In attesa di una replica da parte delle istituzioni in merito alla vicenda, oggi è la volta di Carla e Maria Grazia titolari del negozio “Linea intima”, due gentili signore, madre e figlia, che hanno rischiato un verbale di 600 euro a capo a causa dei prezzi non ancora esposti in una vetrina appena allestita. “Per fortuna, rispetto ai colleghi di fianco, siamo state fortunate, ma non prima di aver subito dei trattamenti che neppure un delinquente” – dichiara Carla -“Sono entrati 3 vigili urbani in divisa, mio padre stava fuori che puliva le vetrine, con fare sornione e con toni ironici esclamano: beh, tutto gratis?”.
IPOTIZZATO IL SEQUESTRO DEI CAPI. L’approccio non è stato certo dei migliori, denuncia Carla, la quale, alla minaccia da parte degli agenti, cerca civilmente di spiegare e allontanare la tensione: “Hanno minacciato me e mia madre che ci avrebbero sequestrato tutti i capi non prezzati, ho spiegato loro che mio padre avrebbe preferito i prezzi stampati piuttosto che scritti con la penna e che stavamo provvedendo ad inserirli in quanto ancora in stampa, considerando che la vetrina era appena stata allestita, come testimoniano le foto da me pubblicate sulla nostra pagina Facebook, la cosa si sarebbe risolta nel giro di un’ora”. La tesi però a quanto pare non convince pienamente gli agenti, i quali dal canto loro continuano a sostenere che un verbale comunque andrebbe fatto, ma è una frase in particolare a colpire nell’orgoglio la signora Maria Grazia: “Ciò che mi ha ferita sono state le parole pronunciate riguardo la nostra onestà, si insinuava che fosse tutto un trucco per adescare il cliente e cercare di farlo entrare in negozio, obbligandolo di fatto a chiedere il prezzo del capo e dunque spingerlo fino all’acquisto, siamo alla follia totale”.
IL POTERE DEI CENTRI COMMERCIALI. Uno stratagemma quantomeno obsoleto se si considera come il commercio, oggi, vada in tutt’altra direzione. I grandi centri commerciali, per esempio, permettono libera scelta d’acquisto al cliente, con facoltà di scegliere il capo, apprezzarne le qualità e valutarne l’acquisto in base al prezzo in maniera del tutto indipendente. “Se qualcuno entra in un negozio come il nostro – ha aggiunto la signora Maria Grazia – molto probabilmente è perché ha scelto arbitrariamente e non certo perché qualcuno l’ha spinto a farlo, di sicuro nessuno può poi costringere una persona ad acquistare, sono solo fantasie”. Le signore ammettono di aver commesso una leggerezza, figlia anche della conduzione familiare che non permette loro di avere un’addetta all’allestimento o una commessa in reparto, le tante cose da portare avanti in un periodo intenso come quello natalizio, stavano per giocare un brutto scherzo alle due donne, ma la legge parla chiaro. “ Fino a prova contraria eravamo in torto, ma non si minacciano due signore che lavorano onestamente da una vita, a Cagliari ci conoscono tutti, 600 euro a capo avrebbe significato per noi la chiusura dell’attività e un altro pezzetto di Cagliari che sarebbe finito in mano ai grandi investitori stranieri, se poi ci aggiungiamo i centri commerciali e il nuovo stadio che delocalizzerà il commercio, del centro cittadino rimarrebbe ben poco” ha concluso Carla. “Siamo state letteralmente spaventate dai modi poco gentili, come se stessimo occupando abusivamente il suolo pubblico con una bancarella, come se vendessimo roba contraffatta – ha aggiunto la signora Maria Grazia – meritiamo rispetto, l’irruenza con la quale ci hanno invitate a compilare di fretta i tagliandi da apporre in vetrina, ha scatenato in mia figlia una crisi di panico, non riusciva neppure a tenere la biro in mano, mi chiedo se questo sia un atteggiamento corretto nei confronti di chi da sempre ha svolto il proprio lavoro in maniera onesta e senza mai recare danno a nessuno” ha concluso la titolare. In merito all’accaduto la signora Carla e sua madre Maria Grazia si sono rivolte al sindaco Massimo Zedda e alla Confcommercio, ma sono ancora in attesa di risposta.