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“Carasau” entra nel vocabolario per i 100 anni dello Zingarelli

di Redazione Cagliari Online
7 Novembre 2017
in Cronaca

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“Carasau” entra nel vocabolario per i 100 anni dello Zingarelli
Un viaggio intorno alla parole per spiegare il passato, il presente e il futuro 
del nostro idioma, tra inglesismi, neologismi e vocaboli perduti. 
Protagonisti: i ragazzi e il vocabolario che nell’ultima edizione, lo Zingarelli 
2018 ha accolto la voce “carasau”. 
 
 
Come nascono le parole nuove? C’è qualcuno che le crea? E perché? Per rispondere a queste domande lo 
Zingarelli va in classe. In occasione dei 100 anni (1917-2017) del vocabolario della lingua italiana, 
Zanichelli, la casa editrice che lo pubblica, ha organizzato una serie di incontri nei luoghi in cui l’italiano si 
impara: le scuole.  
 
L’8 novembre, ore 11.30, sarà al “Liceo Dettori” di Cagliari (via P. Cugia 2) 
 
PROTAGONISTA IL VOCABOLARIO 
E’ lo strumento che, da un secolo, registra come un notaio i cambiamenti della lingua italiana. E’ lo specchio 
della società e rappresenta storia dell’Italia attraverso le parole.  
L’ultima edizione dello Zingarelli 2018 contiene 145mila voci e oltre 380mila significati. Tra i nuovi 
ingressi la “post-verità”, ossia il fenomeno per cui nella discussione pubblica si affermano e si diffondono 
false verità, amplificate dalla rete…”. Come riporta lo vocabolario. E dronista, il manovratore di droni. Sono 
voci che rappresentano i cambiamenti culturali e le innovazioni tecnologiche del nostro tempo.  
Ma nello Zingarelli 2018 è entrata anche la voce “carasau”: (dal sardo carasare ‘tostare’, perché dopo la 
cottura si ripassa nel forno) tipo di pane sardo a forma di disco molto sottile e croccante, adatto a essere 
conservato a lungo.  
 
Quante e quali parole conosciamo? Un po’ di numeri 
“Circa 2.000 parole – spiega il linguista Massimo Arcangeli – sono di uso frequentissimo, secondo i calcoli 
del linguista Tullio De Mauro, e costituiscono il “lessico fondamentale” della nostra lingua; se vi sommiamo 
2.500 parole “di alto uso”, che anche chi è poco istruito riesce bene o male a capire, potremmo sostenere 
che la stragrande maggioranza dei parlanti italiani è in grado di comprendere circa 4.500 parole (molte di 
meno quelle effettivamente usate), che coprono poco più del 95% di tutto quel che normalmente diciamo. 
Per le persone di media cultura la quota delle parole comprese aumenta di diverse migliaia di unità: alle 
circa 2.000 parole di terza fascia, dette “di alta disponibilità” (anch’esse più o meno di uso quotidiano), che 
possono arrivare a coprire un ulteriore 2% circa dei nostri normali discorsi, se ne aggiungono moltissime 
altre, tra formali o raffinate, precise o specialistiche, gergali o regionali e così via. La dotazione di un parlante 
molto colto può rasentare le 50.000 parole. Fra queste anche molti vocaboli non più in uso”. 
 
Come può un vocabolario arricchire il lessico?  Lo Zingarelli 2018 indica 5500 parole dell’italiano 
fondamentale. Ma segnala anche 3125 Parole da Salvare come fragranza, garrulo, solerte, voci che 
stanno cadendo in disuso perché si preferiscono dei sinonimi più comuni quali profumo, chiacchierone, 
diligente.  
 
 
PROTAGONISTI GLI STUDENTI 
Un “viaggio” tra le parole in cui saranno gli studenti a scegliere gli argomenti da approfondire come:  
 
1) Alla scoperta di parole perdute o dimenticate.  
Quanti osservando un dipinto antico saprebbero dare un nome agli oggetti rappresentati? Chi sa il significato 
di “serto” o “crinolina”?  
Ma le parole escono dal dizionario? E’ raro che una parola venga tolta ma non succede perché è passata di 
moda; le voci escono per scelte lessicografiche meditate (ad esempio alcuni arcaismi non documentati) o 
per cambiamenti sociali epocali (per esempio: alcuni termini sui macchinari degli anni ’50 ma che non hanno 
lasciato traccia in documenti significativi).  
 
2) Le parole nuove.  
Gli studenti impareranno che i neologismi non fanno male alla lingua ma sono un segno di vitalità 
dell’italiano. Comprenderanno come nascono e quali sono i criteri con cui entrano nel vocabolario: perché 
“flaggare” è entrato nello Zingarelli e invece “ciaone” non è stato ancora inserito? 
Che ruolo ha Internet nel creare e veicolare gerghi che si diffondono?  
Si farà una riflessione sulle parole straniere. Prendiamo il calcio: nato in Inghilterra, per anni i termini 
inglesi erano i più usati per descriverlo (per esempio: corner, penalty). Negli ultimi anni invece, con la 
crescita del calcio spagnolo, sono i vocaboli calcistici di origine iberica a imporsi (“manita”: cinquina, 
“remontada”: rimonta ecc.)”. I termini stranieri impoveriscono il nostro idioma?  
. 
 
3) Di che genere sei? Parole di mestieri e professioni.  
Lavori che prima erano tipicamente maschili: ingegnere, avvocato, ministro, assessore, oggi sono anche al 
femminile: ingegnera, avvocata, ministra, assessora. Trent’anni fa, Tina Anselmi era definita senatore. Oggi, 
​sarebbe senatrice. Ma si dibatte su “senatora”. E se fosse soprattutto questione di abitudine? Quando usare 
il maschile/femminile? Medico al femminile si può dire “medica”? 
E poi i nuovi mestieri come quelli collegati ai nuovi media, ai settori dell’economia o del “marketing”, spesso 
presi dall’inglese: Social media manager Content editor. Ci sono equivalenti in italiano?  
C’è un’alternativa a “blogger”?  Twitter manager: e se dicessimo “gestore del profilo twitter”? 
Tags: Sardegnazingarelli
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