Cagliari capitale nazionale nel consumo di droghe. Degrado del centro storico tra spaccio, consumo, criminalità e movida. In assenza di un Piano di sviluppo economico, via libera a uno spontaneismo distruttivo. Aumenta il divario tra imprese nate e cessate nel comparto dei pubblici esercizi. Per voltare pagina, rendere i cittadini protagonisti. “Cagliari capitale nazionale nel consumo di droghe: questa amara e dolorosa verità è stata rivelata dalla “Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze”
presentata in questi giorni dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri”. La denuncia è di Marco Marini, del comitato Rumore no Grazie che denuncia il degrado del centro storico tra spaccio, consumo, criminalità e movida. E dove le imprese languono.
“Quello del consumo di droghe è un primato di cui la città farebbe volentieri a meno ma di cui occorre prendere coscienza e consapevolezza. Un primato che occorre scrutare con gli occhi lucidi della ragione per i drammi che racchiude avviluppando migliaia di ragazzi e ragazze, tanti ancora adolescenti, e le loro famiglie”.
La “Relazione” prende in esame i consumi di droghe negli anni 2020-2022, ricavati dall’esame delle acque reflue. Se prendiamo a riferimento anche solo il 2020 scopriamo che Cagliari non ha avuto rivali in quell’anno nel consumo di cannabis: il numero di dosi giornaliere per mille abitanti è stato di 103 il che significa, tenuto conto del numero di abitanti (150 mila circa), un consumo di circa 15 mila dosi al giorno. Le cose non vanno decisamente meglio per quanto riguarda il consumo di cocaina, con 13,6 dosi giornaliere per mille abitanti e un consumo complessivo di oltre mila dosi al giorno, Cagliari viene subito dopo Roma e Venezia. Anche nel consumo di eroina la nostra città è attiva nella conquista dei primi posti. Con 3,8 dosi giornaliere per 1.000 abitanti e un consumo giornaliero di 570 dosi, Cagliari è superata solamente da Perugia, Ancona, Firenze.
E non è tutto. “Le cose non vanno decisamente meglio negli altri anni esaminati. Che esista una stretta connessione tra consumo e spaccio di sostanze stupefacenti, consumo di alcol, violenza e criminalità è dimostrato da tempo da tanti rapporti delle forze dell’ordine”, aggiunge Marini, “così come risulta certo e incontrovertibile che i luoghi della malamovida sono i luoghi di coltura e di affermazione di questi fenomeni socialmente dirompenti e devastanti soprattutto per migliaia di minorenni che è possibile osservare e sentire, anche nelle stradine del centro storico di Cagliari, sempre più invivibili. Centro storico che la Regione sarda già dal 2016 ha riconosciuto essere in emergenza sanitaria e in criticità acustica senza che le autorità preposte alla tutela della salute dei cittadini, sindaco in primis ma anche la stessa Regione, si siano mai assunte la responsabilità dell’esercizio dei poteri straordinari conferiti dalla leggi sanitarie di merito. Il degrado della città di Cagliari è sotto gli occhi di tutti come la sua crescente invivibilità e il nanismo di tanti amministratori.
Alla città”, aggiunge, “manca un progetto di qualificazione e sviluppo dell’economia urbana, per cui ci si affida allo spontaneismo del mercato che a Cagliari si è concretizzato soprattutto nella semina di tavoli nel centro storico in modo scriteriato e in palese violazione delle norme sanitarie di tutela della salute dei cittadini come ripetutamente certificato dall’Arpas. Pensare con ottimismo che il futuro economico della città possa essere affidato al comparto dei pubblici esercizi rappresenta una disconnessione dalla realtà”.
Appena pochi mesi fa il Centro studi della Fipe (Federazione pubblici esercizi della Confcommercio) denunciava che in Italia, negli ultimi tre anni, la differenza fra il numero delle imprese aperte e quelle cessate risultava negativo di 25mila unità, il 10% circa dell’intero settore.
“Le cose non vanno meglio a Cagliari”, sottolinea Marini, “nel primo semestre del 2023 a fronte di 11 imprese aperte 41 hanno cessato con un saldo negativo di 30 unità. Il dato di più lungo periodo (2011-2023) ci consegna questi valori amari: 468 nuove iscrizioni, 1079 cessazioni con un saldo negativo di 611 unità d’impresa e la perdita di oltre 1.500 posti di lavoro, titolari, coadiuvanti, dipendenti. Confondere caos e invivibilità del centro storico con sviluppo economico e vitalità del sistema d’imprese, come purtroppo si fa, è un grave errore che
alimenta solo il degrado e preclude la ricerca di soluzioni. Lo stato presente è il frutto amaro di molti anni di amministrazione civica consumati all’insegna dell’improvvisazione e dell’emarginazione dei cittadini dal governo quotidiano della città. Uno stato di cose incancrenite che non si può certo addossare alla giunta in carica ma anche la giunta in carica ha le sue pesanti e gravi responsabilità. Un solo esempio: dallo scorso anno i cittadini riuniti in Comitati, animati di buona volontà e di buoni propositi, chiedono invano al sindaco Truzzu un incontro su temi che si trascinano rovinosamente irrisolti nel tempo e di cui la stampa ha dato risalto più e più volte.
Deplorevolmente il sindaco Truzzu ha mutuando, così facendo, il comportamento riprovevole e antidemocratico di chi l’ha preceduto. Consumo smisurato di droghe, spaccio e microcriminalità (e non solo micro), centro storico invivibile e deleterio per la salute di quanti ci abitano, degrado della città e dell’igiene pubblica, macchine di pronto intervento pericolosamente intrappolate tra tavoli, sedie e ombrelloni, mancanza di un Progetto per l’economia urbana: tanto basta per affermare che è ora di voltare pagina rendendo i cittadini partecipi e protagonisti, attivi e propositivi”.










