di Marcello Roberto Marchi
Continua inesorabile l’agonia del ” Centro storico”, il ” cuore”
pulsante della Città, tra Piazza Yenne e la Regione, da Via
S.Margherita, Via Ospedale e Via Azuni; tra Corso Vittorio Emanuele,
Largo Carlo Felice , Via Roma e Viale Trieste; dalla Via Mameli a
Piazza Sorcinelli : muoiono i piccoli negozi ” sotto casa” e
scompaiono i servizi pubblici essenziali. Porte aperte , invece,
alla ” grande-media” distribuzione e ai bar-ristoranti, pizzerie,
paninoteche, pub e finti Circoli privati, distributori automatici di
cibi e bevande, rivendite di bibite e alcoolici, che spuntano come
funghi, e, ( manco a dirlo !!!) ombrelloni, tavolini e sedie in
grande quantità. E’ la Città dello svago e del ” bel vivere”, la Città
della “movida”.
E , intanto, si vedono ogni giorno nuovi alacri lavori di
ristrutturazione e di modifica di locali al piano terra e a piani alti
di palazzi che avevano finora altra destinazione d’uso, rifacimento di
facciate e insegne di varie fogge ( ora pare siano di moda quelle con
semplici tavole di legno !!!) senza che venga esposto, come da legge e
regolamento, la natura , il titolare, l’esecutore e i tempi dei
lavori,senza che nessuno pare se ne occupi, vigilanza compresa di
Comune e Soprintendenza e autorità varie che dovrebbero esserne
interessate per le necessarie e obbligatorie autorizzazioni.. Si ha la
sensazione, come comuni cittadini, che trovano difficoltà anche nella
richiesta di semplici modeste informazioni della vita quotidiana, di
trovarci in piena anarchia o in presenza di un lassismo che non trova
giustificazione alcuna, posto che chi di dovere, ad ogni livello di
responsabilità politica e amministrativa, è nel pieno esercizio dei
propri poteri e delle proprie funzioni. Se, poi, per fare un esempio
banale, si cerca di trovare una panchina libera nel Corso per una
breve sosta ristoratrice ,è impossibile farlo, inglobate come sono dai
tavolini e dalle sedie dei locali esistenti; se cerchi di passare nei
marciapiedi o nelle fasce riservate ai pedoni, devi giostrare tra
biciclette ( come pare sia la moda ) agganciate ai dissuasori, ai
pali dei cartelli segnalrtici e alle inferriate dei locali e moto e
motorini parcheggiati sui marciapiedi o, ancora, il passaggio ( già
difficile e problematico anche per gli abbondanti escrementi di
“fido”) , intralciato dalle lavagne dei prodotti o delle vivande
collocate in maniera che creano anche pericoli alle persone anziane e
ai bambini.Per creare e alimentare questo “tipo” di Città, si è
preferito e si preferisce sopprimere servizi essenziali come è quello
della mobilità che passava per il Corso e che rappresentava “l’anima”
dei collegamenti con le periferie; altri farli spostare in punti
distanti e disagiati, come quello di consegna delle lettere
raccomandate; infine e non ultimo, la mancanza di rispetto e di tutela
della “salute pubblica”, sancita anche dal codice penale, per via di
una ” movida ” che ci si ostina a non regolare e a non far rispettare.
E la “chiave” per la soluzione di questo problema, che tormenta anche
l’Amministrazione comunale e il Sindaco in prima persona, perchè è
esclusivamente in capo al Sindaco e non ad altri, la responsabilità
dell’ anti- rumore ai sensi della legge 26 ottobre 1995 n.447 :
applicare e far rispettare le regole. Quelle che sono vigenti in tutto
il Paese, anche nella Città di Cagliari, responsabilità che è del
Sindaco di Cagliari e di ciascun Sindaco degli oltre ottomila Comuni
d’Italia.Ci vuole molto ?











