Una sola pagina, tanti problemi. Tutti concentrati in un’unica zona della città, quel viale Trieste sempre più semi periferico: “prostituzione fin dalle prime ore della sera con la presenza di ragazze che, avremmo da giurarci, non sono nemmeno maggiorenni”, gli immancabili “marciapiedi sconnessi e fatiscenti”, l’illuminazione “precaria”, tanto da rendere la strada “pericolosa da attraversare per i pedoni”, tutto condensato in un senso di “abbandono” di un viale che si trova a poca distanza da quel Corso Vittorio e vie dello shopping “riqualificate”, mentre i commercianti stessi lamentano un trattamento “di serie B”. Le firme in calce sono quindici: c’è chi ha un’attività da trenta o quarant’anni e chi ha deciso di scommettere aprendo una paninoteca o un negozio di cellulari da pochi mesi. Tutti uniti, però, nel bollare come “abbandonata” la strada: e la lettera inviata al sindaco Massimo Zedda non è certo uno zuccherino.
“Qui l’illuminazione, soprattutto la sera, è come se non ci fosse. Ho scelto di aprire due mesi fa una paninoteca a conduzione familiare perché credo in questa via, ma con l’arrivo dell’inverno la sera il rischio è che la strada si trasformi in un deserto”, dice Roberto Melis, 34 anni. Proprio davanti, al civico settantotto, lavora Antonio Aresu: “La pulizia della strada non è frequente, e i marciapiedi fanno pena. Sono qui da dodici anni, il Comune non si è mai degnato di intervenire”. Daniela Vitellaro ha ventisette anni, da due ha un negozio che vende cellulari e promozioni di una nota compagnia telefonica mobile: “Qui davanti più di una signora è caduta a causa dei marciapiedi rotti e si è fatta male. A Zedda dico che non deve pensare a copiare altre città, come Barcellona, ma dare a Cagliari una sua identità”.












