L’assessore della Sanità Luigi Arru: “ristrutturare la rete ospedaliere della Sardegna per migliorarla e non per tagliare posti letto”. Un convegno è stato organizzato dall’assessorato regionale della Sanità per illustrare agli operatori Asl il progetto di ristrutturazione della rete ospedaliera della Sardegna che al momento presenta delle sperequazioni che si ripercuotono negativamente su costi e servizi per i pazienti. Sono intervenuti, tra gli altri, Il sindaco di Cagliari Massimo Zedda, il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau, l’assessore della Sanità Luigi Arru, il presidente della Regione Francesco Pigliaru e i due rettori delle università sarde Maria Del Zompo e Massimo Carpinelli. L’assessore alla sanità Luigi Arru, che ha parlato a un folto pubblico di dipendenti Asl e addetti ai lavori, ha sottolineato che ristrutturare la rete ospedaliera vuol dire migliorarla e non tagliare posti letto. “Bisogna Ripensare l’offerta ospedaliera”, ha detto Arru “programmare gli investimenti per la riqualificazione degli ospedali, disciplinare la distribuzione dei posti letto e valutare l’appropriatezza dei ricoveri, dando continuità alle cure e all’assistenza tra nosocomi e territorio. Non da ultimo, tra gli obiettivi della rete ospedaliera c’è naturalmente la riduzione della spesa che con la riorganizzazione nel triennio 2015-2018 porterà a un risparmio di 134 milioni di euro”.
La nuova rete ospedaliera per la quale ci sono stati oltre 30 incontri con i territori, nasce da diversi atti regionali e dalla la proposta di regolamento approvato dalla Conferenza Stato Regioni del 5 agosto 2014, successivamente tradotto nel Decreto ministeriale n. 70 del 2 aprile 2015. Gli ospedali regionali devono essere organizzati secondo parametri gerarchici di complessità crescente, per questo sono previste strutture classificate su tre livelli. I presidi sanitari di base, con un bacino di utenza pari o superiore a 80mila abitanti, quelli di primo livello (150mila abitanti) e di secondo livello (600mila abitanti). Secondo quanto emerso dal convegno la nuova rete ospedaliera punta a un servizio di qualità per il paziente- e permetterà le cure nel territorio evitando spostamenti sanitari. Si incrementa così notevolmente, in molti casi, anche le probabilità di successo che vuol dire guarigione. Poi la razionalizzazione comporterà rilevanti tagli alle spese che potrebbero essere investiti in nuovi servizi. “L’obiettivo è dunque quello di ottimizzare l’uso dell’ospedale” ha proseguito Arru “individuando due ordini di criticità che devono essere superati, ovvero l’organizzazione intraospedaliera e quella territoriale. Il funzionamento di un reparto di degenza per acuti è condizionato dall’efficacia del Pronto Soccorso e dalla possibilità di dimettere il paziente in condizioni di sicurezza. Questo vale anche per le specialità chirurgiche, mirando al miglioramento dei sistemi di monitoraggio del reparto nella gestione del post-operatorio. Mentre, a livello territoriale, l’assistenza deve essere potenziata per evitare l’uso improprio del Pronto Soccorso, e garantire dimissioni protette che portino alla riduzione delle giornate di degenza ospedaliera”.













