Ha varcato l’ingresso del quarto piano dell’Oncologico sette giorni fa, Angelo Gabriele Secci, 69enne di Cagliari. Reparto di Oncologia medica, l’uomo ha un grave tumore al pancreas: un adenocarcinoma molto pericoloso ed esteso che lo sta portando a lottare ogni giorno. E la figlia, Alice Secci, ha scritto una email di fuoco all’Urp, sabato scorso, poi ha spedito un messaggio alla nostra redazione e promette, nelle prossime ore, “di rivolgersi ad un avvocato”. Il motivo? Stando alla denuncia della donna, il padre non riceve le giuste cure. Ma dall’ospedale, in attesa di rispondere alla email Pec ricevuta quattro giorni fa dalla Secci, fanno sapere che la situazione descritta non è così grave. Di certo c’è che il sessantanovenne sta molto male e le sue condizioni, negli ultimi giorni, si sono aggravate. La figlia spiega che “dopo pochi giorni dal suo ricovero, per fargli fare la prima seduta di chemioterapia, è comparsa una non meglio precisata infezione .Mio padre ha iniziato ad avere gambe e piedi rigidi e gonfi come palloncini. Nel frattempo anche l’addome ha seguito lo stesso destino, nella perfetta indifferenza del personale sanitario. La chemioterapia è saltata, senza che ci venisse data spiegazione alcuna, mentre è risultato impossibile conferire con il medico referente, sia telefonicamente che di persona. Nel fine settimana mio padre, che non riusciva più a stare a letto, ha iniziato ad avere problemi anche a stare seduto. Nella giornata di domenica il medico di guardia, con cui ho potuto conversare al telefono grazie alla generosità del receptionist e dopo ore di chiamate mancate alla sala medici di quel reparto, mi ha liquidata attribuendo la cosa alla tipica apprensione dei parenti. Mio padre, a suo dire, stava benissimo. Tuttavia, qualcosa devo aver suscitato, perché gli sono stati somministrati diuretici e antibiotici, che tuttavia non hanno sortito gli effetti desiderati”.
“Mio padre ha continuato a gonfiarsi, ieri ho visto il referente medico che ha assicurato rapidi provvedimenti perché effettivamente riscontrato l’anomalo accumulo di liquidi, ma nulla è accaduto. Ieri notte mio padre ha sentito l’addome esplodergli, i suoi tentativi di andare al bagno si sono tradotti nell’espulsione di un liquido verde al posto delle feci. Il medico di guardia si è limitato a constatare l’aggravamento, ma nulla è stato in grado di fare per alleviare la sofferenza di mio padre. Gli oncologi che lo seguono nella penisola ci hanno parlato del rischio di ascite, che può provocare effetti molto gravi se non immediatamente drenata e trattata. Non posso portare via mio padre in queste condizioni dall’ospedale, fargli sostenere un viaggio per eseguire una procedura banale. Siamo disperati, mentre i medici che dovrebbero assisterlo non prendono i giusti provvedimenti condannandolo alle conseguenze di un infezione che potrebbe compromettere irreversibilmente la sua sopravvivenza. Possibile che per avere un minimo di assistenza sia necessario scrivere ai giornali, o presentarsi con un avvocato?”. Dall’ospedale, che fa parte del circuito dell’Arnas Brotzu, arriva però una versione in parte differente: “Il medico è molto dispiaciuto dal punto di vista umano. Il paziente è arrivato la settimana scorsa con uno stato febbrile ed è stato subito ricoverato. Ha fatto molti complimenti ai medici, umanamente ci sta criticare il lavoro ma non se si dicono falsità. L’uomo ha una brutta infezione in corso e la chemioterapia non si può fare perchè abbasserebbe il sistema immunitario. Il primario fa il giro tutti i giorni, e oltre a lui anche altri medici. La cura per il paziente è molto elevata, magari quando la figlia ha provato a chiamare in reparto il medico stava facendo il giro ed era impegnato. Nessuno si è mai avvicinato in reparto per dire che lo stanno curando male, nessuno ha mai incontrato la figlia”. E, sempre secondo la versione fornita dall’ospedale, Angelo Gabriele Secci “ha un brutto tumore e sta ricevendo tutta l’attenzione possibile”.











