La sanità sarda, sempre che non l’abbia già raggiunta, rischia seriamente di implodere. Le lunghe attese prima di un controllo negli ospedali porta, a valanga, una serie di problemi. Che iniziano alla base, negli studi dei medici di famiglia e dei pediatri. Sono allo stremo anche loro, tra agende pienissime e pazienti che ritornano, dopo aver già l’impegnativa tra le mani, per raccontare che non c’è posto o che l’attesa è lunghissima in questo o quell’ospedale e tremano all’idea di dover aprire il portafoglio, con la crisi che continua a galoppare, per pagare da un privato. Un problema, con la P maiuscola, che riguarda tutti, dai bambini agli anziani. Flavio Busonera ha 1500 pazienti nel suo studio di Quartu Sant’Elena: “Visite programmate saltate, paghiamo i due anni di pandemia.i pazienti non hanno potuto fare controlli, le agende sono strapiene e le richieste non sono state evase”, esordisce. “Io sistema di è ingolfato, si parla di un’attesa di due anni per una colonscopia e di un anno per una risonanza o una Tac. E se c’è l’urgenza ci si salva solo andando a pagamento. E capita che molte persone tornino nel mio studio e mi dicano che non hanno i soldi per curarsi. Una situazione grottesca perché ci sono centri privati che potrebbero dare assistenza gratis, ma il budget ricevuto dalla Regione è già terminato. I cittadini sono penalizzati, le richieste sono esorbitanti e si parla di almeno 70 o 80 euro a visita”. Busonera è netto: “Il nostro sistema sanitario, oggi, è disdicevole. Si è pensato al Covid e non, anche, al fatto che molte persone con malattie croniche sono state trascurate”.
E, se la prevenzione parte dalla nascita, i pediatri sardi sono alle corde, e sempre meno. Lo ammette, senza giri di parole, Paolo Zandara, segretario regionale del Sispe: “Tanti bimbi sardi non hanno un pediatra nella loro zona, e poi c’è il problema delle liste d’attesa, i dati per le consulenze specialistiche sono drammatici. Pensiamo alla neuropsichiatria infantile: un piccolo che ha un disturbo di apprendimento o è autistico, deve attendere decine di mesi prima di essere visitato e curato. E le malattie, così, si aggravano e diventano incurabili. Serve sempre una diagnosi in tempi precoci, in tenera età”, osserva il pediatra. “Dal settore della sanità privata arriva una mano, ma è costosa e non tutte le famiglie possono permetterselo, e decidono di tagliare, a mio parere ingenuamente, proprio sulle cure. Sergio più assunzioni di pediatri, devono lavorare negli ospedali in pianta stabile, non come succede ora. Ci sono, infatti, cooperative di medici che smistano le richieste a specialisti e privati”. Zandara è molto preoccupato per il futuro: “Con i soldi del Pnrr vogliono costruire case della salute, ma se dentro non ci sono medici e personale sanitario saranno dei contenitori vuoti”.










