A contare i numeri civici si fa presto: trentacinque, quelli che appartengono a locali vuoti, dove dentro regnano buio e polvere. Ma bisogna camminare molto, per scoprirli tutti: da piazza Giovanni XXIII ai campi dell’Ossigeno, dove c’è la svolta per via Logudoro. È lì che termina via Dante a Cagliari, dopo il doppio “salto” tra la rotonda di piazza San Benedetto e il maxi slargo di piazza Repubblica. I negozi aperti sono la maggioranza – tra bar parafarmacie, abbigliamento, antiquariato e food – ma le “croci” delle serrande abbassate si notano, eccome. Tre quelle nel primissimo tratto, tra piazza Giovanni e via Salaris: da anni ha chiuso un panificio, e un bar non dà segni di vita da ormai molti mesi. Altro tratto, quello sino alla “curva” per via Cocco Ortu: altre serrande abbassate, principalmente negozi di abbigliamento ma, anche, quello che è stato per circa due anni un negozio di dolciumi. Ed ecco i primi cartelli, polverosi, con la scritta “affittasi”: numeri fissi o di cellulare, in più di un caso, sono già scoloriti.
La triste conta prosegue oltre la maxi rotonda di piazza San Benedetto: due pizzetterie, un’attività specializzata nella nail art e altri locali food sbarrati, prima dell’ultimo tratto sino all’Ossigeno. Una via Dante che sembra soffrire in pieno una crisi “antica”, ben prima della pandemia da Coronavirus. Qualcuno tenta addirittura la vendita di trenta o 58 metri quadri, già da tempo: ma, sinora, il telefono non squilla. E il commercio cittadino continua a boccheggiare.










