Ha abboccato alla più classica delle truffe online. Un sms, poi una telefonata da un finto operatore bancario e tremila euro spariti dal conto. 3056,70 per l’esattezza, spariti in un amen dal conto di Chiara S., 26enne residente nell’hinterland di Cagliari. La giovane ha ricevuto un messaggio da un presunto intermediario della sua banca: “Abbiamo notato un accesso anomalo al suo conto”. La ragazza si preoccupa ma, dopo pochi secondi e qualche clic sullo smartphone, riceve una telefonata: “Devo darle le istruzioni su come bloccare la sua carta”. La ventiseienne si fida ma, appena termina la chiamata, riceve un altro sms, decisamente catastrofico: “Sono stati prelevati 3056,70 euro dal suo conto”. Una mazzata, una grossa somma andata in fumo per colpa di una leggerezza. E la giovane, a quel punto, che fa? Si rivolge all’Adiconsum di Cagliari e clamorosamente, alla fine, riesce a essere rimborsata dalla sua stessa banca, che era ovviamente all’oscuro di tutto. A spiegare come sia possibile è Simone Girau, presidente della costola cagliaritana dell’associazione che tutela i consumatori: “Ci siamo fatti una domanda: la banca aveva adottato tutte le procedure di dovere per impedire questa truffa? Certamente no”, afferma Girau. “Per questo, dopo aver esaminato la pratica è partito il nostro ricorso”.
Le carte finiscono sul tavolo dell’arbitro bancario finanziario, che da ragione alla vittima e impone all’istituto bancario di risarcirla sino all’ultimo centesimo, più le spese del procedimento. “La nostra scoia aveva fatto un primo reclamo alla banca, ma le avevano risposto picche. Allora abbiamo deciso di fare ricorso all’arbitro bancario finanziario, figura specializzata del settore. Sono state esaminate tutte le carte e, alla fine, abbiamo avuto ragione”, dice Girau. “Non tutto è perduto anche quando lo sembra. Non ci si arrende prima di aver combattuto”.












