Le lastre, riposizionate per l’ennesima volta, per l’ennesima volta sono state prese di mira dai vandali – soprattutto dopo la mini scalinata che collega con la via Università e anche nel lato panoramico che affaccia verso il porto -. E sarebbe pure il minimo, stando ai racconti di chi vive e lavora a Castello: oltre ai teppisti, infatti, ci sono le grane della “sporcizia”, delle auto che “sfrecciano a folle velocità” e dei troppi cantieri che – ironicamente ma neanche troppo – vengono citati in parallelo ai monumenti. Ecco Castello a marzo 2019, ad un respiro dal periodo dei primi corposi arrivi di vacanzieri. Una “città nella città” in continua decadenza. Il ritorno del pullman e la nuova “promessa” legata all’entrata in funzione di uno degli ascensori, “verso maggio” non bastano a bloccare la rabbia di residenti e commercianti.
“Il rione sta lentamente chiudendo, finendo. I turisti che lo visitano perché vogliosi di arte e storia, dunque non i croceristi che scivolano via da qui come burro nella padella, vedono i lavori al Bastione e magari ritornano dopo un anno, notando che non è cambiato nulla. Tutto ciò è disarmante”, dice uno tra i commercianti più “datati” di Castello, Giancarlo Tocco, orafo dal 1984. “Per combattere i vandali il Comune deve mettere le telecamere, così si può davvero creare protezione. Dal rione sono sparite le famiglie e gli artigiani, chi prova ad aprire un’attività commerciale punta direttamente, anche qui, sul cibo”. Fabio Frau, 42 anni, fa il ceramista in via Lamarmora: “Le automobili sfrecciano a folle velocità per tagliare e fare più in fretta. Ho un bimbo di tre anni e sono terrorizzato, quando è con me in laboratorio lo tengo rinchiuso per evitare che possa anche solo sporgersi fuori. Il quartiere è sporco, non viene pulito spesso e i turisti lo notano e arrivano anche a rimproverarci”.











