Biondo, dolce, sensibile, probabilmente troppo per chi ha deciso di distruggerlo invece che accoglierlo. È la terribile e dolorosissima storia di Paolo Mendico, appena 15 anni, che pochi giorni fa si è tolto la vita nella sua casa di Santi Cosma e Damiano, in provincia di Latina. Anni di vessazioni e umiliazioni perché considerato diverso, questo- secondo i familiari- avrebbe minato irrimediabilmente la serenità del 15enne. Amava portare i capelli lunghi e anche per questo veniva deriso e chiamato “Paoletta” o “Nino D’Angelo”.
“Nostro figlio è stato un perseguitato, abbiamo sempre denunciato tutto alla scuola. Ma siamo rimasti inascoltati”. Chiediamo che “nostro figlio non finisca nel dimenticatoio e che venga fuori la verità. Che qualcuno ci spieghi cosa è successo e abbia il coraggio di denunciare” ha detto in un’intervista a La Repubblica la madre Simonetta La Marra.
“Era diverso dagli altri per questo è rimasto solo”, prosegue Simonetta. “Amava la musica, andare a pescare con il padre, cucinare, aiutava in casa. Anche per questo veniva bullizzato. L’ultima sera prima della tragedia ha preparato il pane e i biscotti. Prendeva sempre le difese dei più deboli e per questo lo chiamavano spione”. Il fratello di Paolo, come riportato da Il Messaggero, ha scritto anche una lettera al Ministro dell’Istruzione e del merito Valditara e alla Premier Meloni per raccontare ciò che Paolo avrebbe subito e le denunce inascoltate.
Ora la Procura di Cassino ha aperto un’inchiesta per istigazione al suicidio.












