Brotzu eccellenza sanitaria? Sì, sicuramente, ma bisogna riportare indietro il calendario di molti anni per poterlo affermare. E, siccome con la salute non si scherza, i ricordi del passato non curano di certo i pazienti, tra chi spera di incrociare un dottore quanto prima e chi si è già messo l’anima in pace, ovviamente potendoselo permettere, scappando a pagamento da un privato. Mentre i lavoratori pressano i vertici politici regionali per chiedere fondi certi, e ben calibrati, e sono sempre più sul piede di guerra e pronti allo sciopero perchè i denari previsti sarebbero insufficienti, e con due incontri di fuoco calendarizzati per domani, tra i consiglieri regionali della commissione Sanità e i piani alti dell’Arnas e venerdì, tra l’assessore Bartolazzi e i rappresentanti sindacali di tutto il personale sanitario, senza scordare la prima protesta pubblica, imbastita dall’Usb domani sotto la sede dell’Ares ci sono i numeri sempre più choc, sempre più intollerabili, sempre più cartina di tornasole di una sanità alle corde. E a fornirli è la stessa Arnas Brotzu che ha diramato il report della “prima disponibilità per sede” aggiornato al mese attuale, ottobre 2024. E si scopre che, se non sei un paziente oncologico (e per fortuna, c’è da aggiungere) che ha cure garantite entro massimo dieci giorni, sei il benvenuto in questo o quel girone infernale della sanità, con attese che arrivano a sfiorare due anni, se non si ha ovviamente la possibilità di pagare. Per una Tac al torace o bacino 8 mesi di attesa. Va peggio per esami e controlli più semplici: quasi un anno per una visita al cuore, non meno di 135 giorni per un’ecografia alle mammelle.
Servono 722 giorni di attesa per una risonanza magnetica, almeno 349 per una visita pneumologica. Non sono numeri normali o accettabili perchè non bisogna dimenticarsi che riguardano il più grosso ospedale sardo. Per una tomografia computerizzata del cranio se ne riparla tra 239 giorni, stesso discorso per l’encefalo o il torace. Certo, in questi casi ci sarebbe anche il Microcitemico, con attese che ballano tra i due mesi e mezzo e i centotrentacinque giorni: prenoti ora, insomma, per essere visitato o a ridosso di Natale o, peggio andando, sotto Carnevale. Altro che feste, verrebbe da dire, con questi tempi i pazienti sardi sono “conciati per le feste”. La regoletta è semplice: bastano pochi clic e un paio di telefonate per scoprire che a pagamento si aprono, magicamente, più porte, in prevalenza di studi medici privati. Ma in una regione dove il lavoro non cade dal cielo e il livello di disoccupazione non è certo basso, tanti devono scegliere se mangiare o curarsi. Soprattutto gli anziani, costretti a barcamenarsi con pensioni da fame, o quasi, dopo avere lavorato per tutta la vita. La tempesta del Brotzu, intanto, mostra le prime avvisaglie, i primi fulmini con proteste sparse. Lo sciopero, però, se davvero sarà proclamato, e per scoprirlo basterà attendere il prossimo fine settimana, sarà compatto. E porterà nuovi ritardi, di rimbalzo, nelle cure e nelle visite.









