La paura del virus va a braccetto con quella della crisi con la C maiuscola per Flavio Marcis, 54 anni, da 33 al timone, col fratello, di un bar in via Paoli a Cagliari. Il lockdown di quindici giorni previsto dal presidente sardo Christian Solinas rischia di toccare in pieno anche la sua attività. E lui sta già tremando, ed è imbufalito: “Perchè alcuni bar devono chiudere alle diciotto solo perchè non hanno i tavolini. Il Covid non contagia anche se si consuma una bevanda o una pasta in piedi? Sono rimasto chiuso per due mesi, ho riaperto il 12 maggio e, all’inizio, ho potuto fare solo take away. Una parte dei clienti sono ancora impauriti, c’è il terrore del contagio e io sono terrorizzato anche per il lavoro in calo. Se mi chiudono di nuovo sarò rovinato, ho tanti debiti e due mutui importanti”, afferma Marcis, “non potrò rendere i soldi e sarò costretto a fallire”.
“Con me lavora mio fratello e due dipendenti, ci sono quindi quattro famiglie che mangiano grazie a questa attività commerciale. Ho fatto tutto quello che c’era da fare per garantire una sicurezza totale dentro il mio bar, regalo anche le mascherine a chi vuole entrare ma ne è sprovvisto, pur di avere un cliente in più”. Marcis ha anche un’altra paura bella grossa: “La chiusura per 15 giorni? E se non sarà così e il lockdown sarà più lungo? Io ho una famiglia e una figlia piccola da mantenere”.









