Finisce in un’alba di novembre, col cielo scuro sopra la più lussuosa abitazione di San Bartolomeo, la parabola del super latitante Albino Portoghese. Albino, l’ineffabile dal cuore generoso per gli amici. Quello che a Sant’Elia aveva spesso un pensiero per gli altri, trovando lavoro ai disoccupati. E che in tanti anni aveva costruito un crocevia internazionale della droga con rapporti stretti persino con la Colombia, tanto da far girare qualcosa come 7-10 milioni di euro all’anno. Albino oggi ha 46 anni, a Cagliari praticamente lo conoscono tutti. Sicuramente tutti quelli che hanno frequentato la curva Nord del Sant’Elia, dove per tanti anni è stato capo prima della Brigata Sant’Elia, poi degli storici Furiosi. In tanti ricordano le sue lacrime allo stadio San Siro, quando i milanisti bruciarono in diretta lo striscione dei Furiosi rubato beffardamente due anni prima in un Sant’Elia già vuoto. Per un ultrà vero come lui, era l’onta più grande e vigliacca che potess esistere. I milanisti quello striscione lo mostrarono anche al porto di Cagliari mentre la nave li portava via, per lui fu un durissimo colpo al cuore. Albino Portoghese, paradossalmente, aveva più amici che nemici. Nessuno sa chi utilizzasse quel profilo Fb a suo nome persino dal cercere dove era detenuto a Panama, ed elogiava anche alcuni giornalisti cagliaritani. E si prendeva gioco delle forze dell’ordine, con un telefonino in cella dal quale probabilmente dava ordini alla sua rete organizzatissima, quella in grado di eludere le intercettazioni, di cambare ogni scheda telefonica pogni giorno. E di portare in Sardegna tantissimi chili di droga.
Fece scalpore la prima volta che fu trovato con l’ecstasy a Civitavecchia, nei primi anni Novanta. Era ancora lontano da diventare il super boss di oggi, protetto e stimato da tanti nel quartiere bunker. I Furiosi erano un gruppo che fece la storia del tifo cagliaritano negli anni Novanta, entrando poi in rotta di collisione con gli Sconvolts. Albino viaggiava spesso in aereo, non si perdeva una sola trasferta del suo amato Cagliari. Era sempre lucido, anche qaundo arringò la folla a Caserta, quando da solo sfidò uno stadio intero, e nello spareggio di Napoli che costò la serie B al Cagliari con il Piacenza. Cinta in mano, non sopportava la rivalità con i napoletani. Il suo amore per i colori rossoblù era vero, viscerale. Le sue foto su Fb, anche durante la latitanza, lo ritraggono con i suoi figli. Un duro dall’animo gentile, nonostante i tanti guai giudiziari. Per questo per molti suoi coetanei era un piccolo mito, nonostante fosse l’esempio sbagliato. Oggi Albino l’ineffabile, quello che sembrava impossibile da catturare, finisce in carcere e viene preso proprio lì, nel bunker di Sant’Elia, nella grande rivincita dei carabinieri che hanno eseguito un’operazione perfetta. Ma forse la Portoghese-story non finisce qui, di lui si continuerà a parlare a lungo.











