“Visita oculistica a settembre al San Giovanni di Cagliari? 102 euro in privato, mia moglie rischiava di perdere la vista”

La moglie di Giuseppe Mascia, 84 anni, scopre di avere un problema al nervo ottico dell’occhio destro: “Ci siamo sacrificati e, per non attendere, abbiamo pagato da un oculista privato. Dovremo ritornare al San Giovanni ma non sappiamo tra quanto la visiteranno”. E l’anziano confessa: “Ho avuto due infarti, prima di ottobre niente visita: altri fanno i furbi e chiamano il 118, dicendo che stanno male, perchè solo così possono essere visitati e curati”. GUARDATE la VIDEO INTERVISTA


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I soldi sono già stati pagati: “Cento euro più due di bollo”. Totale: 102 euro. È solo uno dei prezzi per essere curati, nel 2022, a Cagliari, e non rischiare di perdere la vista. Benedetta Scano, 77 anni, scopre di avere un problema al nervo ottico dell’occhio destro. La visita è urgente, c’è in gioco uno degli organi principali del corpo: “Per essere visitata avremmo dovuto attendere, gratis, settembre, e c’era posto sempre al San Giovanni di Dio. Ci siamo sacrificati e abbiamo pagato da un oculista privato”, racconta il marito, Giuseppe Mascia, 84 anni, mentre attende che la moglie esca dal reparto di Oculistica del San Giovanni di Dio. I soldi li ha tolti dalla sua piccola pensione, “più altri 70 euro, pagati due settimane fa, per un altro controllo”. Quando sono arrivati con l’impegnativa le porte si sono subito aperte, ma solo per qualche ora: “L’oculista del San Giovanni ci ha detto di tornare dal nostro medico per una nuova impegnativa e ritornare domani. Se ci accoglieranno di nuovo dovranno fissare la data l’ecografia”. Nessuna anticipazione, però: “Sappiamo solo che si tratta di un caso abbastanza urgente”. E così, nuovi chilometri e attese. La priorità rimane la salute, si stringono i denti, si svuota il portafoglio e la speranza è sempre quella: ricevere cure adatte. “Il servizio sanitario è un disastro”, tuona Mascia mentre, con un cappello di paglia, cerca di proteggersi dal sole cocente. Non può entrare all’ospedale di Stampace, gli ingressi sono concessi solo ai pazienti. E anche lui, per altri aspetti, è uno dei tanti malati abbandonati dalla sanità sarda e cagliaritana.
“Ho avuto due infarti e per una visita cardiologica devo attendere ottobre, primo spazio sicuro in un laboratorio convenzionato nella zona del tribunale”. I soldi sono contati, l’urgenza è quella dell’occhio della moglie. Lui, purtroppo, dovrà attendere i tempi biblici offerti dagli ospedali e rimarcati dalle centraliniste del Centro unico di prenotazione. Anche se sei anziano e con tante patologie, la musica non cambia: “Ogni sei mesi ho appuntamento con la terapia anticoagulante, per farla a luglio devo prenotare a gennaio”. E, in caso di dimenticanza, si salta il turno. Mascia ha tanti amici della sua età, anche loro hanno acciacchi e malattie: “E qualcuno fa il furbo, lo so”. Cioè? “Chiamano il 118, dicono che stanno male e vengono portati all’ospedale. Solo così possono essere visitati e curati in tempi rapidi. Sono una persona di buon senso, non arriverò mai a tanto. A ottantaquattro anni cercherò di resistere”. Sperando, è davvero il caso di dirlo, che il cuore regga.


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