A Uta il carcere, tanto per cambiare, è in overbooking, e non è una bella notizia. 561 posti disponibili, i detenuti sono seicentotrenta: “Un tasso di affollamento del 111%, non particolarmente allarmante se paragonato ad altre strutture, però qualche problema lo crea”. Marco Porcu è il direttore del più grosso penitenziario sardo e sa che, più le emergenze escono sulla stampa, più è possibile sperare che da Roma cambi qualcosa. Gli sos sono quotidiani: “Siamo un grande contenitore del disagio di molte persone. Abbiamo una grande percentuale di detenuti psichiatrici e ragazzi che hanno fatto abuso di stupefacenti”. Capita che qualche parente in visita cerchi di rifornire di droga questo o quel detenuto: “Un fenomeno che cerchiamo di arginare con il grosso e importante supporto della polizia Penitenziaria”. Nella sezione di alta sicurezza ci sono quaranta detenuti: si tratta di reclusi che devono restare ancora di più sotto controllo”.
Cosa fare, quindi, per migliorare? Il ventaglio delle scelte non è ampissimo, ma tant’è: “Continueremo con le nostre attività lavorative e sociali, un detenuto che impara una mansione puo’ svolgere la stessa professioni anche quando tornerà libero. Già dodici detenuti lavorano con delle realtà private nei padiglioni interni al carcere che abbiamo messo a disposizione e stanno incassando i primi stipendi”.
IL VIDEO: https://www.instagram.com/reel/C4Q11M5sZPi/?utm_source=ig_web_copy_link&igsh=MzRlODBiNWFlZA==












