Il turismo a “cinque stelle”, per capacità di spesa e anche per numero di presenze in Italia? È quello russo. E non è un fenomeno né di ieri né dell’altroieri, ma data dalla metà degli anni Ottanta. Basti pensare che a meta 1991, rispetto ai cinque anni precedenti, il turismo da parte di quella che era all’epoca ancora l’Unione Sovietica, si era letteralmente quadruplicato: un milione di presenze contro un milione e trecentomila giapponesi, popolo di girovaghi per eccellenza, sfegatato amante del Belpaese.
Il turismo russo è fatto soprattutto di ‘big spender’. Non solo oligarchi e magnati, ma persone con un certo reddito e tenore di vita. Tant’è che nel 2014 un’indagine sul turismo internazionale dell’Italia, realizzata dalla Banca d’Italia, stabilisce che i russi sono un segmento molto ricco con una capacità di spesa giornaliera che nel solo 2013 è stata di 170 euro, superiore del 65% a quella degli altri turisti stranieri che sono soliti soggiornare in Italia.
Ora tutto questo flusso di presenze e denaro rischia di essere messo in mora dal conflitto Mosca-Kiev, dalla chiusura dei cieli che dal 27 febbraio inibisce agli aerei sovietici di fare scalo anche in Italia. La chiusura dello spazio aereo sui cieli europei e italiani provocherà un sicuro stop a questo flusso mettendo in ulteriore seria crisi il settore turistico, già fortemente acciaccato da due anni di pandemia da Covid-19 e sue varianti, mentre anche in Russia, a causa delle sanzioni europee comminate a Putin per l’aggressione all’Ucraina, la crisi economica comincia a farsi sentire ed essere più stringente.













