Tabaccaia picchia un ladro armato e lo fa scappare a Sassari: “Ho visto la morte in faccia e ho deciso di reagire”

Alessandra Ledda, 38enne di Terralba (nel riquadro), ha reagito davanti a un delinquente, a volto coperto, che le ha chiesto l’incasso della tabaccheria: “Ho agito di istinto, pensando solo a salvarmi. Ho fatto un gesto pericoloso, lo so, non sapendo se la pistola fosse o meno vera. Quando mi sento aggredita non ci vedo più. Sono viva, ho potuto riabbracciare mio figlio e sono queste le cose più importanti”. VIDEO


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Ha superato il bancone quasi passeggiando, raggiunto il rapinatore a volto coperto e, dopo avergli assestato qualche colpo con un oggetto in ferro bello pesante, lo ha costretto alla fuga. A mani vuote, un’onta per un malvivente che sperava di incassare diverse migliaia di euro in pochi secondi. Alessandra Ledda, 38enne di Terralba, è la tabaccaia-eroina che, a Sassari, ha salvato se stessa e, in parallelo, anche l’incasso di una domenica lavorativa molto intensa. Il malvivente è entrato in azione nella tabaccheria di Pietro Paolo Manis in Corso Trinità. Erano da poco passate le ventidue, stando all’orario impresso nella telecamera di sicurezza, quando è iniziato un lungo mezzo minuto di follia e paura. La Ledda lancia un oggetto contro il malvivente, poi si sposta. Lui pensa che la cassa sia a portata di mano ma lei, in pochi secondi, gli è addosso. Lui soccombe e, tra la pura di restare ferito e quella di essere arrestato, fugge con le pive nel sacco. E lei, tornata dietro il bancone, ha chiamato i carabinieri e, subito dopo, il suo manager, raccontando cosa è successo. “Faccio questo lavoro da tanti anni, alle giovani che stanno iniziando dico che in situazioni simili non devono fare nulla di azzardato. L’esatto opposto di ciò che ho fatto, lo so, ma è perchè quando mi sento attaccata reagisco”, racconta, a Casteddu Online, la donna, di casa nel gruppo di lavoro Manis da oltre vent’anni.
“Non sapevo se l’arma fosse vera o finta, poco cambia. Ho reagito col mio istinto, era la prima tentata rapina che subivo in vita mia”. Senza paura fa il giro del banco e si scaglia contro il malvivente: “Ero sotto minaccia, non ho pensato ai soldi dell’incasso o a altro. A quel punto la mia reazione è stata quella, di difendermi e soprattutto il mio primo pensiero è stato di disarmarlo. Lui mi ha solo urlato di volere i soldi, lanciandomi una sacca. Dall’accento è chiaramente sardo, del posto, aveva una ‘s’ particolare”, prosegue. “Lui voleva i soldi, si è avventato sulla cassa ma non è riuscito a prendere nulla. Ho un figlio di 13 anni, lo penso ogni istante. Ma non sai mai come reagisci se non ti trovi in certe situazioni. Dare i soldi sarebbe stato meno rischioso, lo dico anche alle tirocinanti di restare zitte”, rimarca la trentottenne. “Io ho i miei limiti, vado oltre. Non consiglio a nessuno di reagire così, mai averla, è andata bene ma poteva andare molto diversamente”. E c’è spazio per l’appello finale: “Vogliamo più controlli e più sicurezza, è folle che siamo costretti, noi negozianti, ad arrivare a farci giustizia da soli”.


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