Le location dei suoi concerti? I siti archeologici e in mezzo alla natura. Presto un’altra sfida per l’artista cagliaritano: “Affermare la mia una musica come punto di riflessione spirituale e cercare di utilizzare strumenti, che vengono impiegati in contesti folkloristici, con una veste nuova, la modernità, un nuovo strumento”. La filosofia incontra le note musicali e si intrecciano in una melodia dolce e coinvolgente da ascoltare ad occhi chiusi per poi aprirli e scoprire che tale armonia viene generata da ciò che la natura offre oppure non vuole, ossia gli scarti prodotti, quelli che inquinano e che possono trovare vita attraverso il fiato. Un’insieme di idee e una visione spirituale quella che offre il musicista Agus, volto noto anche oltre i confini sardi, che ha saputo incantare e coinvolgere anche i più scettici a riguardo: laureando al conservatorio di Cagliari, “il mio interesse è la ricerca timbrica e trovare il suono dove il suono sembra che non ci sia ma, in realtà, è addormentato e sta in colui che ha quella voglia di sperimentare, come nel mio caso, ossia svegliare quel suono e portarlo nel mio mondo compositivo”. Lo definisce New Age, “la mia New Age che entra nel mondo delle colonne sonore, ho inventato diversi strumenti tra questi uno in particolare a corda che ho chiamato Eram, costruito pensando al mare utilizzando le canne che arrivarono al Poetto e con il rostro, che sarebbe la spada del pesce spada, con la quale ho creato la tastiera su cui poggiano le corde per esser suonate”. Tanti altri strumenti passano tra le sue mani “come le launeddas e sono l’unico che le suona a modo proprio e che non esegue una musica tradizionale sarda e non sa neanche suonarla perché non mi rappresenta. Con me diventano triple pipe, strumento più moderno e volutamente realizzato per creare una differenza tra una modernità ed una pseudo tradizione che con me c’entra nulla”. Due spettacoli musicali lo caratterizzano, uno chiamato “Un viaggio intorno al mondo in 80 strumenti” “dove suono 80 strumenti che arrivano da ogni parte del mondo e poi un altro sulla sostenibilità ed il riciclo chiamato “Ombre in plastica”, perché rimane solo l’ombra della plastica, ma in realtà sono strumenti musicali professionali costruiti con i materiali di riciclo”. Le location, generalmente, “dei miei spettacoli sono i siti archeologici e i posti più naturali, spesso non sanno come collocare la mia posizione perché crea confusione, non c’è una profonda cultura musicale, quindi la gente confonde musica celtica, Andina, nativa americana, ma in realtà è la mia New Age, completamente diversa dal mondo celtico. Io non rappresento la Sardegna, nemmeno un mondo folkloristico, ciò crea tanta confusione, siamo nel 2023 ancorati a finte identità solo perché la regione Sardegna sovvenziona queste tematiche, non si riesce ad aprire gli occhi e andare oltre”. Agus, invece, ha “sempre tenuto gli occhi aperti per vedere oltre l’orizzonte, affascinato dal mondo non dalla identità o dalle radici: “Io sono un musicista libero da tutto questo e la mia musica rappresenta la libertà di sognare non di esser radicati in Sardegna e, forse, questo spesso crea problemi”.










