Quindici postazioni di street food nel centro storico. Cibo da asporto in via Roma, nel Corso, nel Largo e in piazza Garibaldi. Ma i ristoratori del centro storico sono in rivolta. “Ci domandiamo se in questo momento di difficoltà economica”, scrive in un documento Emanuele Frongia, Coordinatore Fipe Sud Sardegna di Confcommercio, “e nella completa assenza di una pianificazione strategica commerciale, vi sia davvero l’esigenza di concedere 15 autorizzazioni che andrebbero a scontrarsi senza ombra di dubbio contro le attività che già insistono nel centro storico e che, anche in tempi non sospetti, soffrivano otto mesi di obiettiva difficoltà per lavorare proficuamente quattro mesi. Ci domandiamo”, aggiunge, “per quale ragione appesantire la macchina amministrativa, già in difficoltà, con ulteriori bandi, ulteriori controlli che la stessa amministrazione non riesce a seguire, per sua stessa ammissione? Il nostro non vuole essere un diniego a piè pari, ma ci sorge spontaneo il dubbio che con questa proposta si crei solo grande confusione e un grave danno al nostro comparto che già oggi si trova in gravissima difficoltà. Per il futuro, invece”, conclude, “rimandiamo ad un attenta analisi che venga supportata da dati e, soprattutto, affrontata in tutta la sua evoluzione, per evitare domani di renderci conto che non sono stati ascoltati né i consigli né tanto gli avvertimenti di coloro che quotidianamente operano nella nostra città”.
Secondo gli imprenditori che hanno avanzato la proposta non ci sarà nessuna concorrenza: “Il cibo sarà servito senza plastica e sarà cibo di qualità”, spiega Diego Cabras, “non saranno strutture che terranno per tre o quattro giorni le cose pronte. Si parcheggia, si accendono i fornelli e si inizia a preparare il cibo, freschissimo. La concorrenza si deve basare su prodotto di qualità e l’intento è di creare sinergie di qualità per attirare più gente al consumo. E non ci sarà concorrenza anche perché presso le api non ci saranno a disposizione posti a sedere”.










