Un consueto sabato notte a Novara, presso il complesso museo monumentale del Broletto. Un colpo d’occhio, centinaia tra ragazzi e ragazze sono in pista, ballano e cantano, ma l’atmosfera è surreale: non c’è musica a suon di decibel in sottofondo. La musica sta “attaccata” alle orecchie, si sente solo in cuffia e con colori diversi si capisce il genere musicale che il dj sta suonando dalla consolle, rosso, verde o blu, a seconda dei generi come hip hop, reggaeton e salsa oppure dance commerciale. Una sorta di viaggio virtuale, si chiamano i silent party, le feste silenziose, una sorta di fenomenologia sociale non solo italiana. Insomma, il boom nelle disco più gettonate c’è già nel resto della Penisola, anche Bologna ha adottato in parte questo nuovo concetto sociale.
Cosa accadrebbe se anche Cagliari adottasse questo metodo? Siamo ancora lontani anni luce, quasi spaventa questo nuovo concetto musicale nelle disco: c’è un pò di scetticismo tra gli addetti ai lavori, nel senso che sarebbe stravolta l’idea di una discoteca tradizionale in senso lato: “Sicuramente non disturberanno chi vuole dormire – dice il dj Sandro Murru – ma dubito che una serata intera in cuffia possa sostituire un serata senza cuffie. In realtà il ritmo la musica e le luci le frequenze che generano adrenalina e la possibilità di fare due chiacchiere e socializzare in una sala con musica soft sono insostituibili”.
Per lo storico organizzatore, Gianni Boy, l’idea è originale ma stenterebbe a decollare: “Abbiamo la fortuna di avere bravi dj e serate a tema che ci permettono di ascoltare il genere musicale che più ci piace – sottolinea – il bello é uscire per interagire con gli altri.. Per il resto quando siamo soli c’é la musica sul cellulare mentre siamo in metró o la pennina usb in macchina con le nostre canzoni preferite al semaforo nel traffico. Siamo un passo avanti, ricordiamoci che molti vanno nelle serate dopo una settimana di condivisione di link d’amore profondi su facebook solo per fare l’esatto contrario di ciò che hanno condiviso nel social.. cioè “socializzare” con ogni essere umano che respira. Oppure per fare gli sboroni finti ricchi solo per farsi notare.. Il contrario quindi dell’isolarsi.. Il tutto senza neanche ascoltarla la musica.. Quindi non funzionerebbe.. Però non c’è che dire, è una bella iniziativa questa al museo”.
Per la deejay Rossella Duville: “L’idea è davvero originale e potrebbe essere interessante legata ad un progetto culturale, come una galleria d’arte, per esempio. Ma penso sia un’esperienza molto lontana da ciò che ricerca la gente nel weekend. Quando dopo una settimana di social, si ha voglia di vita reale. Indossando delle cuffie è impossibile comunicare con chi ci sta vicino e proprio con un paio di cuffie “stacchiamo la spina” con il resto del mondo, per ascoltare la musica che più ci piace, per rilassarci, per pensare”.










