Per la polizia svizzera i dubbi sono stati sempre pari a zero: suicidio per motivi sconosciuti. Ma per la Milena Bracalè, invece, suo marito Danilo Baldinu si è tolto la vita perché impaurito. O, forse, è stato ucciso e i suoi assassini sono riusciti a ricreare una tipica “scena” da gesto estremo. Baldinu, nato a Sanluri, emigra in Svizzera negli anni Ottanta e va a vivere in un paesino vicino a Zurigo, Greifensee. Lì conosce la sua futura moglie, di origini abruzzesi, con la quale avrà due figli. La vita sembra scorrere tranquilla sino al 2002: “Un vicino di casa, albanese, aveva accusato mio marito di avere avuto rapporti clandestini con sua moglie e aveva promesso che l’avrebbe fatto uccidere da suoi amici albanesi e turchi”, raccolta. Giura di avere detto questi particolari alle forze dell’ordine elvetiche, ma non sarebbe mai stata fatta nessuna indagine in tal senso. Tanto che è dai giorni successivi alla morte che il sardo riposa nel cimitero del paese.
Chi invece si danna l’anima è Milena: “Non mi ero rivolta ad un avvocato perché, qui, in caso di problemi, parli direttamente con la polizia”. Ora, però, la donna si dice pronta ad affidarsi a un legale: “I giorni prima della morte, il mio Danilo mi disse che era stato pedinato, anche nell’azienda dove lavorava, da due sconosciuti. Aveva paura”. L’appello della vedova, che ha visto spezzarsi quarant’anni d’amore, è chiaro: “Cerco un avvocato, anche della Sardegna se possibile, che voglia vedere tutte le carte della vicenda. Mio marito è stato istigato al suicidio, si guardava sempre le spalle. Chi volesse aiutarmi può contattarmi via email: [email protected].










