L’identità culturale di un popolo è un concetto complesso che riflette la storia, le tradizioni, la lingua, la religione, l’arte e molti altri aspetti che caratterizzano una comunità. Questa identità è ciò che rende un gruppo di individui unico e speciale. E la Sardegna rappresenta proprio qualcosa di speciale, di differente. Un valore aggiunto da far conoscere e apprezzare a chi visita l’Isola e non si accontenta delle sole bellezze naturali e paesaggistiche. La cultura del popolo sardo è frutto della sua storia e della sua condizione insulare che, riducendo i contatti con l’esterno, pur restando influenzata dalle varie dominazioni subite, ha contribuito a plasmare i comportamenti e le tradizioni generazione dopo generazione.
La lingua sarda è un elemento chiave e il suo utilizzo, nella vita di tutti giorni e nelle produzioni artistiche e letterarie, capaci di stimolare la creatività, sono fondamentali proprio per la conservazione e il rafforzamento dell’identità. Anche i riti, molto spesso legati alla religione, e le tradizioni giocano un ruolo cruciale nella vita di un popolo, sia nel quotidiano che in occasione delle ricorrenze e festività, capaci di creare un senso di coesione e di condivisione collettiva.

Tutti questi elementi, senza dimenticare le unicità dell’enogastronomia o l’immenso patrimonio storico dell’architettura nuragica, sono interconnessi e si influenzano reciprocamente, contribuendo a definire chi e cosa rappresenta la Sardegna, mantenendo viva la grande diversità di un’Isola gelosa delle sue prerogative ma anche aperta a chi la vuole conoscere nella sua essenza e nelle sue celebrazioni.
Per chi visita la Sardegna, in tutti i mesi dell’anno sono innumerevoli le occasioni per arricchirsi, a cominciare dai grandi eventi. Sant’Efisio a Cagliari in cui si rinnova il ringraziamento popolare al martire invocato nel XVII secolo per far cessare l’epidemia di peste; la discesa dei Candelieri a Sassari in cui si rinnova il voto della comunità alla Madonna; il Redentore a Nuoro, anch’esso di chiara origine religiosa che conferma la grande fede del popolo sardo; la Sartiglia a Oristano, giostra equestre in cui infilzare in corsa una stella appesa rappresenta l’essenza della Sardegna medievale.

Sa Die de Sa Sardigna viene celebrata in tutta l’Isola per ricordare l’insurrezione del 28 aprile 1794, un momento storico di unità contro i dominatori di allora, i piemontesi, accusati di non soddisfare le richieste del popolo sardo.
Tutte le località dell’Isola, anche quelle più piccole, hanno almeno un giorno dedicato per sfoggiare le proprie eccellenze. E non si parla solo del classico folclore, con le sfilate in costume tradizionale, delle sonorità di strumenti autoctoni, come le launeddas, o delle esibizioni delle ben note maschere carnevalesche (come i Mamuthones di Mamoiada o i Thurpos di Orotelli): sono innumerevoli gli eventi, più legati ai tempi moderni, che, senza i freni della tradizione storica, rivelano l’evoluzione e lo sviluppo della cultura identitaria sarda.

Patrimonio immateriale dell’Unesco (l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura), il canto a tenore, tipico della cultura pastorale dell’interno della Sardegna, è eseguito, in piedi in circolo, da un gruppo di quattro uomini usando diverse voci chiamate bassu, contra, boche e mesu boche. I solisti cantano un pezzo di prosa o poesia, anche contemporanee, mentre le altre voci fanno un coro di accompagnamento. Al di là degli spettacoli dedicati, girando per i borghi, in occasione delle Cortes Apertas, fine settimana di apertura delle case e delle attività al grande pubblico, può capitare di ammirare i tenores in esibizioni spontanee. Altro modo di uso della lingua sarda, in quanto elemento di base identitaria, è la poesia di improvvisazione con stili che variano a seconda del territorio (ad esempio a bolu, sa cantada, sa repentina) e non mancano le gare organizzate nella sagre paesane, un modo, spesso anche ironico, di raccontare eventi e storie e di tramandare vizi e virtù della comunità locale.
Ma non è solo in lingua sarda che l’identità isolana è stata in grado di affermarsi. Una destinazione culturale di primo piano diventa così Nuoro, luogo di nascita di Grazia Deledda, unica donna sarda e italiana premio Nobel per la letteratura, alla quale, nel vicino paese di Galtellì, è dedicato un parco dedicato e sono promosse iniziative internazionali sulle opere e il pensiero della grande scrittrice.

Un’attività di invito alla lettura che molte altre associazioni si prodigano di incentivare, anche con il sostegno pubblico, in festival e iniziative in grado di stimolare la creatività degli autori sardi ponendoli a confronto con le produzioni editoriali di tutto il mondo, in un’ottica, sempre identitaria, ma non ottusamente chiusa in se stessa.

Stesso discorso vale per gli eventi delle altre arti: solo a titolo di esempio si pensi a Skepto, festival cinematografico nato a Cagliari con l’obiettivo principale di incoraggiare e offrire visibilità ai filmmaker indipendenti di tutto il mondo, creando uno spazio aperto per il confronto e lo scambio interculturale. Oppure, nella musica, a Berchidda il Time in Jazz, evento voluto dal trombettista Paolo Fresu e nel quale i suoni contemporanei si intrecciano con le suggestioni del territorio della Gallura.













