Il fascino della Sardegna non è alimentato solo dalla sua bellezza naturale, dalla storia e cultura millenarie ma anche dalle tradizioni, a cominciare da quelle che vanno di pari passo con il senso di ospitalità del suo popolo, un sentimento di accoglienza che trova nell’enogastronomia uno strumento fondamentale per stimolare la propensione innata alla convivialità. La cucina tipica, con i suoi piatti autentici e semplici, ma gustosi per i sapori genuini, valorizzando i prodotti locali e le antiche ricette tramandate di generazione in generazione, rappresenta uno dei punti di forza dell’ospitalità coniugata con il turismo. Dalla pasta alla carne fino ai dolci, nella loro presentazione originaria o nelle particolari evoluzioni di alta cucina, ogni boccone offre un viaggio che permette di scoprire prelibatezze che meritano di essere assaggiate almeno una volta nella vita e che rendono questa Isola un vero paradiso per i buongustai. La Sardegna è anche nota per le sue eccellenti produzioni vinicole che offrono una gamma di sapori unici in grado di esaltare le sfumature di tutti i piatti.
Dopo aver esplorato nelle scorse settimane prime e seconde portate e la vasta gamma dei prodotti caseari, il nostro viaggio del gusto non può che concludersi con il vario catalogo delle delizie di fine pasto, ovvero i dolci.
Grazie alla varietà di sapori, consistenze e aromi, assaporarli diventa un’esperienza multisensoriale che coinvolge non solo il palato, ma anche l’olfatto e la vista. Ognuno di essi ha alle spalle una lunga storia di autenticità perché frutto di opera di artigianato familiare dalla quale i pasticceri isolani hanno tratto spunto e carpito i segreti per riprodurli anche in forme più moderne e innovative. Fondamentale è anche lo stretto rapporto con il territorio grazie all’utilizzo di ingredienti locali come il miele, i formaggi freschi, le mandorle. Storicamente legati alle stagioni o a specifiche festività, diventano un mezzo per far conoscere tradizioni e celebrazioni particolari al turista che vuole culturalmente immergersi nell’universo Sardegna, uscendo, magari per poche ore, dalla ordinarietà della vacanza improntata al solo relax balneare.
Il dolce più famoso, perché oramai presente in ogni menu, è diventato la seada (nome che viene leggermente modificato a seconda della località), un classico esempio di uso di ingredienti semplici ma in grado di garantire un’esplosione di gusto. Si tratta di un disco di pasta di semola ripiena di formaggio fresco, leggermente inacidito, con scorze di limone o di arancia, il tutto fatto friggere e poi ricoperto di miele, preferibilmente di corbezzolo. In realtà originariamente non era un dolce ma un piatto unico consistente, di dimensioni ben maggiori, preparato in famiglia nelle zone dell’interno della Sardegna in occasione delle poche volte durante l’anno nelle quali gli allevatori rientravano in paese dopo aver trascorso lunghi periodi lontano da casa per accudire il bestiame. Quindi un piatto strettamente legato alle condizioni della vita di tempi lontani e alla secolare cultura agropastorale.
Altro dolce tipico è il pan’e saba o pane di sapa, tipicamente invernale, tradizionalmente preparato in occasione delle celebrazioni per onorare le anime dei defunti e successivamente diventato una prelibatezza da gustare in altre occasioni importanti. Anche in questo caso si tratta di un esempio di cucina povera che col tempo si è trasformato grazie a diverse varianti nella scelta degli ingredienti. Si tratta di un tipo di pane scuro dal sapore dolce, preparato dopo una lenta lievitazione dell’impasto mischiato principalmente alla sapa, il risultato di una prolungata bollitura del mosto d’uva.
Immancabile regina del fine pasto è la mandorla, frutto che contraddistingue tante deliziose dolci armonie sulle tavolate imbandite per feste o cerimonie speciale come battesimi e matrimoni. Dai morbidi amaretti che rivelano un sapore equilibrato dalla proporzione delle mandole dolci e amare, ai papassinos, biscotti, talvolta glassati in superficie, nei quali l’uva passa dà quel tocco in più all’impasto di farina, uova, noci e mandorle. E ancora i gueffus o sospiri, caramelle di pasta di mandorle e zucchero, facilmente identificabili per i colori sgargianti abitualmente utilizzati per confezionarli, fino all’aranzada, tipica del Nuorese, un composto di mandorle tostate e scorze d’arancia candite nel miele.
L’elenco potrebbe continuare a lungo. Ogni paese della Sardegna è in grado di offrire un dolce tipico degno di essere assaporato. Per il visitatore le occasioni non mancano: sagre patronali ed eventi enogastronomici dedicati a singole delizie, degustazioni e iniziative collettive come le Cortes apertas durante le quali le famiglie dei borghi aprono le loro case al grande pubblico.
Ma spesso gli eventi non servono. Ogni sardo ha in casa un dolce da offrire spontaneamente al forestiero in segno di ospitalità, magari insieme a un buon bicchiere di vino, meglio ancora da dessert. E la Sardegna offre anche in questo campo una nutrita produzione enologica, ad esempio di vernaccia, malvasia, moscato e nasco.