Un’odissea senza fine. È quella che ogni giorno affrontano migliaia di sardi che cercano di prenotare una visita medica tramite il sistema sanitario pubblico. Le segnalazioni si moltiplicano: appuntamenti disponibili tra anni, nessuna struttura vicina alla propria residenza, portali online che non mostrano neppure le province disponibili. E se ci si reca di persona agli sportelli CUP, la situazione non cambia. Una delle tante testimonianze emblematiche arriva da una donna che ha deciso di raccontare la sua esperienza, l’ennesima conferma di un sistema in affanno: “Lunedì 16 mi sono recata a un CUP per prenotare una risonanza: mi è stato riferito che la prima disponibilità è per il 2028. Vorrei chiedere all’assessore alla Sanità: una persona di 79 anni ha tutto questo tempo a disposizione?”. I posti disponibili, quando ci sono, spesso si trovano a centinaia di chilometri dal luogo di residenza, rendendo impossibile lo spostamento, soprattutto per chi deve seguire specifiche preparazioni (come digiuni prolungati o sospensioni di farmaci). Una difficoltà che si trasforma in un ostacolo insormontabile per anziani, persone fragili e chi non ha mezzi propri. A peggiorare la situazione, il portale delle prenotazioni online che, in diversi casi, restituisce un dato inquietante: “posti zero in tutta l’isola”. Una constatazione che diventa frustrazione e impotenza per chi ha bisogno di controlli urgenti o di semplici visite di prevenzione, specialmente in presenza di familiarità con patologie gravi. Nel frattempo, la sanità privata diventa l’unica alternativa percorribile. Ma non tutti possono permettersela. Il risultato è un sistema sempre più diseguale, in cui la prevenzione diventa un lusso e non un diritto, e la diagnosi precoce, fondamentale per moltissime patologie, rischia di arrivare troppo tardi. Chi non può aspettare, spesso rinuncia. Ma in troppi oggi sono costretti a scegliere tra salute e sostenibilità economica. Un paradosso che mina le fondamenta di un sistema pubblico che dovrebbe garantire equità, non creare nuovi divari sociali. Nel silenzio istituzionale, la voce dei cittadini si fa sempre più forte: il diritto alla salute non può più aspettare.











