Due storie, tanto diverse quanto, però, assurde, che ben fanno capire come in Sardegna ci sia una sanità in emergenza e che, tra l’altro, si ritrova scoperta nella gestione di un’Isola che, a settembre inoltrato, è ancora invasa dai vacanzieri. E che, in un secondo caso, fa patire le pene dell’inferno agli stessi sardi. La prima arriva da Luigi Cadeddu, medico del 118: “Siamo stati chiamati in un villaggio turistico della costa per un bimbo di 9-10 anni che si è procurato una ferita alla fronte. Al nostro arrivo i genitori, i fratelli e gli amici erano intorno al bimbo e stavano comprimendogli del ghiaccio sulla ferita. Ci hanno guardato stupiti e ci hanno chiesto un cerotto”, prima di chiedere ai soccorritori ‘perché siete venuti? Volevamo solo dei cerotti’. Nessun dipendente del resort e nessuna assistenza, abbiamo medicato la ferita, valutato il bimbo e ci siamo salutati”, racconta Cadeddu. “Alla fine dei conti una medicalizzata è stata impiegata per una prestazione di primo soccorso che doveva e poteva essere fatta dal personale adeguatamente formato e non avrebbe sguarnito per un’ora il territorio. Oggi un cerotto, un’altra volta una tachipirina o un imodium, poi risolto con una limonata. Piccoli esempi di utilizzo eccessivo, improprio e talvolta colpevole di un sistema sanitario calibrato per i residenti che viene messo a dura prova da un flusso turistico che è, dati alla mano, solo nella costa sud est di circa 70mila presenze al giorno”. Cadeddu è affranto, ma ha comunque la forza per lanciare più di un consiglio: “Informare e formare operatori di primo soccorso e creare dei piccoli ma efficaci presidi di primo soccorso, da non confondere con servizi di pronto soccorso, risparmieremo e garantendo un buon servizio daremo una immagine della Sardegna migliore”.
Un’altra storia legata alla sanità arriva da Sinnai. Tamara P., disoccupata 42enne, deve fare tre risonanze: “Al cervello e al tronco encefalico, alla colonna toracica e alla colonna cervicale. Ieri me le ha prescritte il mio medico, per una sospetta sclerosi multipla. Ho chiamato il Cup, spenderei quarantadue euro a visita ma con tempi biblici, si parla di marzo 2023. A pagamento, in un unico ticket, il costo è di 750 euro e vengono eseguite subito”, racconta la donna, che ha spedito alla nostra redazione i documenti clinici. “Devo ridere o piangere? Non ho un lavoro e non posso permettermi di spendere centinaia di euro, nemmeno in più tranche. Sono disgustata, se le mie condizioni di salute dovessero peggiorare cosa potrò fare?”.












