Nè i giudici né i titubanti alleati politici fermano Alessandra Todde che dopo l’ennesimo disastro a spese dei sardi, con i commissari liquidati in seguito alla sentenza della Corte costituzionale e i vecchi direttori generali sul piede di guerra con ricorsi milionari, cacciato Bartolazzi, tira dritto sulle nomine dei nuovi dg. La presidente si prepara a convocare la giunta e ad avviare il giro di nomine dei direttori generali delle dodici aziende sanitarie commissariate. I tempi sono strettissimi: la decisione potrebbe arrivare già tra oggi e domani, non appena arriverà il parere dello studio legale Cerulli Irelli, chiamato a sciogliere il nodo centrale della vicenda: verificare se le nomine dei direttori generali siano legittime nonostante la bocciatura della legge regionale che aveva consentito di rimuovere i precedenti manager e sostituirli con i commissari, oggi a loro volta revocati.
La situazione, a fronte di una sanità totalmente allo sfascio, è peante: i ricorsi già avviati dai direttori generali estromessi, le spese legali che si accumulano e il costo dei commissariamenti ora cancellati. Il conto finale rischia di essere salatissimo, con una tripla spesa che grava sulle casse regionali e dunque sui portafogli dei sardi mentre il sistema sanitario continua a mostrare falle strutturali e disservizi.
Nel frattempo, dentro la maggioranza si gioca una partita delicata. A predicare prudenza è il Pd, che in giunta conta tre assessori, gli stessi che, al momento del voto sui commissariamenti, fecero mancare il loro sostegno, contribuendo a rendere fragile una scelta poi travolta dalla Consulta. Difficile immaginare una nuova rottura formale, ma le tensioni restano e le trattative interne proseguono fino all’ultimo, nel tentativo di evitare strappi che potrebbero trasformare le difficoltà attuali in una crisi politica del Campo largo in Sardegna.
Sul fronte opposto, il centrodestra osserva e si organizza anche con interrogazioni al governo nazionale, pronta a sfruttare ogni spiraglio politico e istituzionale aperto da una gestione della sanità che continua a produrre più contenziosi che soluzioni.











