Sperano e pregano di essere chiamati per un nuovo rene o un nuovo fegato, i sardi in attesa di trapianto. E chi ha già un organo frutto di un grosso dono, quello del sì alla donazione, è alle prese con i soliti tempi lunghi della sanità sarda. Che fa sempre più acqua da tutte le parti e che porta i trapiantati e dializzati a protestare. Sabato 28 ottobre manifestazione davanti al Brotzu, in prima linea c’è la onlus Prometeo di Pino Argiolas. Ed ecco la lunga lista di problemi: tanti pazienti in attesa di trapianto non vengono messi in lista d’attesa a causa della grave carenza di personale, la terapia semi intensiva del Centro trapianti di fegato e pancreas, una volta utilizzata subito dopo l’operazione per garantire un ambiente sterile al paziente, è chiusa da due anni.
Ancora: il “day hospital” che segue centinaia di pazienti nel post trapianto di fegato e pancreas rischia di chiudere. Da qui le difficoltà nell’essere inseriti nel lista di attesa per essere trapiantati. “Il personale è insufficiente”, si legge nel manifesto di protesta delle associazioni, “va ripristinato il numero di medici e infermieri andati in pensione o trasferiti alla sanità privata”.










