Riforma costituzionale, Ganau:”Le Speciali rimangono una risorsa”

E ribadisce: “Ragioniamo sul sistema delle norme di attuazione”


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 «La nuova riforma costituzionale pone nuovamente al centro dell’attenzione le Regioni a Statuto speciale e nonostante i timori iniziali , vuoi anche solo per evitare un’ eccessiva disparità di trattamento, oggi ad indagine conclusa possiamo dire di sentirci più tranquilli perché, al di là di alcune minoritarie posizioni, sono state ribadite e confermate le ragioni che hanno storicamente giustificato il conferimento di forme particolari di autonomia e il mantenimento di un sistema di decentramento istituzionale fondato sulla presenza, accanto alle Regioni cosiddette ordinarie, di cinque Regioni a Statuto speciale».

È quanto dichiarato dal presidente del Consiglio regionale della Sardegna, Gianfranco Ganau nel corso del suo intervento programmato, durante i lavori del seminario di studi promosso a Roma dalla Commissione bicamerale per le Questioni regionali, presieduta dall’onorevole Gianpiero D’Alia, nella sala della Regina alla Camera dei deputati.

«Oggi è necessario ragionare  – ha sottolineato il presidente Ganau – sul sistema delle norme di attuazione e i conseguenti decreti legislativi, strumento di cooperazione bilaterale che oltre a essere espressione del principio pattizio, elemento distintivo delle regioni speciali, é assolutamente coerente con una riforma costituzionale che preveda la modifica degli statuti, previa intesa».

Per il presidente Ganau la mancata attuazione o ritardata attuazione degli Statuti non può essere imputata a ragioni di carattere giuridico o tecnico, legate alle procedure o alla composizione delle commissioni paritetiche, né tanto meno alla vaghezza o ritardata genericità delle previsioni statutarie.

«Non dobbiamo dimenticare – ricorda Ganau – che nonostante le diverse formulazioni statutarie si è avuta una sostanziale omologazione del ruolo delle commissioni paritetiche, avvallata anche dalla Corte Costituzionale e che sono ragioni politiche quelle che impediscono la piena attuazione delle norme statutarie. Un esempio per tutti la vertenza entrate della Sardegna del 2006, norme fin troppo chiare che non hanno evitato la necessità di un contenzioso con lo Stato. Esiste infatti un dislivello tra specialità e specialità, tra regioni che hanno sfruttato bene le norme di attuazione e regioni che non sono riuscite a farlo».

Il Presidente del Consiglio ha ribadito di poter essere anche interessato all’ adeguamento degli Statuti se, come viene ripetuto, per “adeguamento” non si intenda riduzione dell’autonomia né omologazione delle Regioni speciali alle ordinarie.

«Credo sia necessario ragionare in termini di lealtà istituzionale e garantire il rispetto della specialità, ecco perché mi preoccupano notizie come quella dei giorni scorsi – ha aggiunto Ganau –  quando si dichiara inammissibile la richiesta delle Regioni di poter pianificare le proprie strategie sui rifiuti o sulle politiche energetiche. Il percorso avviato con il sottosegretario Bressa –ha concluso il rappresentante del parlamento sardo – deve essere ripreso per capire se sia necessario o meno modificare gli Statuti o se sia sufficiente, invece, procedere solo attraverso le norme di attuazione che, come ribadito dalla Corte Costituzionale, hanno non solo la funzione di attuare ma anche di integrare gli stessi Statuti».