A 73 anni e oltre 50 di carriera sta sul palco con l’emozione dei grandi, quella di chi sa che ogni volta, in fondo, è un debutto. Renato Zero nella magica cornice della Forte Arena di Santa Margherita di Pula, in quel pezzo di Sardegna che è un paradiso fra cielo e mare, regala tre ore di un indimenticabile concerto a cinquemila fan arrivati da tutta l’isola e che l’hanno costretto a una seconda data, questa sera, dopo che la prima è andata sold out nel giro di qualche ora.
Un ritorno attesissimo nell’isola, a 26 anni dall’ultima volta: in forma strepitosa, Renato Zero ha cantato una trentina di canzoni, quelle dell’esordio e le ultime del disco d’oro Autoritratto, ballando con le sue inconfondibili movenze, scendendo più volte in mezzo al pubblico per la disperazione degli addetti alla sicurezza, parlando, tanto, come ha sempre amato fare. Istrionico padrone assoluto di un palco dove con la sua band ha ripercorso i successi che ne hanno fatto un mito, da Inventi a La Favola mia, da Mai più soli a Voyeur, da I migliori anni della nostra vita a Il Cielo fino a Più su, Spiagge e Amico, dedicata guardando le stelle al ragazzo morto in moto a 25 anni poche ore prima proprio sulla strada per Pula.
Niente sconti a nessuno, Renato Zero è così, da sempre, da quando andare in giro con piume e paillets era un atto di coraggio estremo: “Hanno spaccato l’Italia con questa legge, il paese finisce a Firenze e noi siamo tutti extracomunitari, non è giusto”, dice con una stoccata all’autonomia differenziata al centro dell’infuocato dibattito politico di queste settimane. E poi appelli alla tenerezza e agli abbracci, a godersi i bambini, i loro capricci persino, e all’amore, quello che non ha paura di niente.
Nel pubblico anche Paola Cortellesi e Laura Pausini: le saluta, scende ad abbracciarle, loro lo baciano in lacrime, il pubblico impazzisce. Emozioni su emozioni, grazie a una star che ha saputo reiventarsi senza mai rinnegarsi: controcorrente sempre, un solista che dirige con delicatezza i cuori di milioni di sorcini che non l’hanno mai abbandonato. Come succede in tutti i suoi concerti, a osannarlo c’erano almeno 4 generazioni: nonni, figli, nipoti, uniti dalla sua musica e dai suoi messaggi, potenti e immortali.
Ad accompagnare sul palco Renato Zero, che ha ideato, scritto e diretto lo spettacolo, una band composta da Danilo Madonia (direzione musicale, tastiere e pianoforte), Lorenzo Poli (basso), Lele Melotti (batteria), Bruno Giordana (tastiere e sax), Rosario Jermano (percussioni), Andrea Maddalone (chitarre), Fabrizio Leo (chitarre), e un coro a 10 voci. Firmano la scenografia Igor Ronchese e Gigi Maresca, il light design Francesco De Cavez, i visual sono affidati alla direzione di Younuts! (Antonio Usbergo e Niccolò Celaia). Ai giovani del coro lascia l’esecuzione delle sue canzoni più trasgressive, quelle che l’hanno proiettato nel cielo dei grandi: Triangolo, Mi vendo, Madame, ritmi che hanno acceso l’ormai incontenibile entusiasmo del pubblico.
Stasera si replica: altre tre ore, ancora pubblico, ancora una vagonata di emozioni. “La Sardegna è magica, sono troppo felice di essere qui”, dice il rivoluzionario che mai smetterà di cantare con il cuore.










