Il centrosinistra nelle sabbie mobili cerca una strada per sconfiggere un centrodestra che non ha nessuna intenzione di mollare la presa alle prossime elezioni regionali. Come sempre accade, la coalizione sarda a guida Pd, riproponendo gli stessi schemi di sempre, continua a perdersi dentro se stessa: il tavolo delle buone intenzioni inaugurato a luglio, che doveva segnare l’inizio di un percorso di rapido confronto per lanciare poi il nome del candidato presidente, ha in realtà segnato il passo, scricchiolante e cigolante tentativo di tenere insieme partiti e partitini e ambizioni. E mentre da settimane si discute sulle primarie – se farle, non farle, come farle e via dicendo – almeno su quello la decisione è stata presa: non si faranno. Così ha stabilito la direzione del Pd, all’unanimità. Una decisione che da un lato spiana la strada ai 5 stelle, con Alessandra Todde ormai già in piena campagna elettorale, dall’altro rasserena il clima con gli alleati, che delle primarie non volevano sentirne parlare.
A questo punto, archiviata la questione primarie, si dovrà pensare al nome del candidato. Con due strade: o convergere sulla Todde, oppure – se la resistenza nei confronti della sua candidatura dovesse aumentare – proporre un altro nome e chiudere infine la partita sui tavoli romani, perché è così che funziona, piaccia o no. Ed ecco che in questo contesto potrebbe spuntare il nome di Comandini, segretario regionale dem, che proprio in virtù del suo ruolo avrebbe una corsia rapida e privilegiata.
L’arcano dovrebbe essere risolto nel giro di qualche giorno: entro ottobre, ha promesso la coalizione, il nome del candidato presidente sarà ufficializzato.









