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Red Fox, il pub che resiste da 32 anni: il tempo si ferma senza wi fi

di federica-lai
20 Giugno 2017
in cagliari, centro-storico

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32 anni e non sentirli. Primo pub di Cagliari, aperto nel dicembre del 1981, il Red Fox in via San Giovanni è ancora punto di incontro per i tanti amanti della birra o per chi vuole passare qualche ora a degustare uno dei piatti proposti dallo chef. “In tutti questi anni sono passate tante persone da qui, si può dire 3 generazioni; alcuni, nostri clienti già negli anni 80, tornano ora con famiglia al seguito”. E’ Carla Meloni, fondatrice del locale con l’inconfondibile volpe rossa nell’insegna, a raccontarci la storia di questo ritrovo e delle pareti in stile amarcord, adornate di tanti quadri, specchi e targhe raccolte via via durante gli anni. Niente musica dal vivo, niente wi-fi: “Qui si viene per stare in compagnia e fare 4 chiacchiere con gli amici, o magari col vicino di tavolo; trovo tristissimo vedere delle coppie che non si guardano praticamente in faccia per tutta la serata perchè magari sono impegnate a chattare con altri”, dice la titolare.
Età media dei clienti? Difficile stabilirlo, c’è il 60enne che da 30 anni viene a mangiare qui, sempre allo stesso tavolo, ma anche i ragazzi che vengono a bersi qualcosa in compagnia, o i frati del vicino convento di San Mauro. Niente rissosi o attaccabrighe, come magari accadeva negli anni 90 nei locali di tutta Cagliari, qui non si troverebbero a loro agio. Senza dubbio luogo di ritrovo per tanti appassionati di birra, questo si. Gli ultra trentenni sono sicuramente i massimi estimatori della bionda, continua Carla, e la scelta non manca: dalle classiche birre nazionali ed estere, a quelle artigianali prodotte in Sardegna, come quella di Sant’Antioco, con un occhio sempre rivolto alle novità e alle varie rassegne in giro per l’Europa che presentano le nuove produzioni. “La cultura della birra qui ancora non ha attecchito del tutto, all’estero più che berla la si degusta, con piccoli bicchieri che permettono magari di assaggiare tanti tipi diversi, ma sono stati fatti dei notevoli passi avanti”. Goulash, carni argentine e texane o le bavette orziadas e ricci i piatti più richiesti allo chef Maurizio, 27 anni, figlio di Carla, da chi decide di concedersi un pasto in via San Giovanni. Solo a cena però. “Abbiamo dovuto rinunciare all’apertura all’ora di pranzo: per quanto qui attorno ci siano tanti uffici e attività commerciali, la ZTL ci ha tagliato le gambe, e quasi nessuno si avventura a Villanova sapendo di non poterci arrivare facilmente. Abbiamo più volte chiesto un incontro con sindaco e assessore per trovare una soluzione alla cosa, magari con un’apertura dei varchi in determinati giorni e ore serali, ma non c’è stata mai data una risposta concreta. Nel frattempo qui attorno tanti locali notturni, avviati con fatica visto il periodo che stiamo attraversando, hanno chiuso i battenti, e non essendoci più il passaggio continuo di auto anche la sicurezza ne ha risentito”.
Per cercare di risollevare le sorti del quartiere, Carla ha pensato a un’iniziativa, “Villanova birra e cibo”, che dovrebbe coinvolgere quante più commercianti possibili, con l’affissione di locandine all’ingresso dei varchi e di ogni locale che aderisca al progetto, per creare una sorta di mappa che permetta a chi di passaggio di sapere cosa troverà inoltrandosi nel quartiere: pub, ristoranti, birrerie e via dicendo. “La speranza è che ci diano le autorizzazioni per l’affissione, ma non è detto, considerando che nonostante la strada sia stata pedonalizzata non ci rilasciano nemmeno i permessi per poter mettere qualche tavolo fuori, oltre a non concederci nemmeno dei pass, riservati esclusivamente ai residenti”. 
Riguardo ai gruppi di Facebook o a siti come Tripadvisor, utilizzati spesso per scambio di opinioni e giudizi sui locali, Carla dice decisa: “Facebook e Twitter sono un ottimo canale pubblicitario, il modo più diretto per arrivare ai giovani, ma anche ai meno giovani o, come nel nostro caso, per metterci in contatto con clienti stranieri che chiedono informazioni per quando arriveranno a Cagliari; certo, i rischi ci sono, una critica negativa non sempre è rimediabile se viene fatta su un social network, magari a distanza di giorni, per quello preferisco e consiglio al cliente che mi dica subito se c’è qualcosa che non va: innanzitutto mi permette di rimediare subito, di correggere un eventuale problema e impedire di farlo col cliente successivo. Che qualcosa possa non andar bene può capitare, ciò che conta è cercare di recuperare.”
Andando via sorge un dubbio: perchè il nome Red Fox? “Semplice, perchè nel 1981 portavo i capelli rossissimi, non potevo non mettere qualcosa di rosso nel nome del mio locale”.
Tags: Cagliaripubred foxvillanova
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