Li ha accompagnati a visitare una mostra ai Giardini Pubblici di Cagliari, due pomeriggi fa. Poi, all’uscita, il più piccolo di loro voleva giocare un po’ con il monopattino, e allora sono andati verso l’automobile parcheggiata sotto il “costone” che porta a Castello. Una situazione normalissima, una donna insieme a due ragazzini fuori da un’area verde, che però si è trasformata in un “incubo” dal sapore marcatamente razzista. Elisabetta M., architetto 56enne residente in città, da marzo è tutrice di un quindicenne, Mohamed, arrivato dalla Costa D’Avorio. Il “sei agosto, insieme ad un altro ragazzo di diciotto anni, abbiamo visitato una mostra nella Galleria d’arte dei Giardini Pubblici. Poi Mohamed voleva giocare col monopattino”. Una richiesta semplice, quella fatta dal piccolo. “Una donna, dall’altra parte della strada rispetto a dove era parcheggiata l’auto, ha urlato ‘negracci di mer**’. Mi sono avvicinata e le ho detto ‘Sono figli miei, cosa vuoi?. Chiamo i carabinieri’. Lei mi ha risposto ‘Chiama chi ca*** ti pare’”. Una situazione oscena e assurda, con la 56enne alterata, vista dai ragazzini, “e allora mi hanno portato via dalla donna. Lei se n’è andata e ha continuato a salire per la strada, gli stessi ragazzi avevano paura per me”. Elisabetta M. precisa che non ha chiamato i carabinieri o le Forze dell’ordine “perché sarebbe passata mezz’ora, non ho nemmeno denunciato ma adesso dovrò avvisare la garante”.
“Sono cose che fanno molto male, io sono tutrice del 15enne da marzo e sono, per lui, un genitore sociale, lo prevede la legge”. Elisabetta, ancora scossa mentre racconta al telefono quanto capitato, precisa che “prendo il ragazzino a scuola e mi sto impegnando per costruirgli un futuro”. Con la speranza che l’episodio razzistico capitato rimanga una “macchia”, bruttissima, nell’esistenza del giovane straniero. “Non mi sono mai trovata in questa situazione, però ogni volta che esco con il ragazzo ho tutti gli occhi puntati, sono in un imbarazzo terribile”. Insomma, c’è ancora da lavorare per far capire, alle persone, che siamo nel 2019 e che il colore della pelle non può assolutamente essere un motivo per “vomitare” parole e frasi offensive.











