Boom di nuovi alberi in arrivo a Quartu, in nove aree individuate dagli esperti agronomi, tutte zone “a rischio” per quanto concerne i cambiamenti climatici. Terreni abbastanza solidi ma che, in caso di piogge forti o altri eventi atmosferici, potrebbero anche franare. Grazie a un finanziamento di 350mila euro la Giunta Milia ha deciso, in pochi mesi, di mettere a dimora piante e alberi. Il cronoprogramma è di sei mesi, quindi già entro Natale gran parte delle operazioni dovrebbero essere concluse. Ecco le zone interessate: via Fiume, via San Marino, via Austria, via Generale Dalla Chiesa, via Italia, via Bulgaria, via Scozia, via Ungheria, via Ichnusa, via Tharros, via Fornia, via Is Pardinas, via Planargia, via Meilogu e via Leonardo da Vinci nel tratto della Provinciale 17. I botanici hanno suggerito di togliere alcune specie giudicate invasive, soprattutto acacie e agavi. Spazio, invece, a Pini, jacarande, lentischio, rosmarino, lecci, sugheri e pioppi. In via Tharros, in particolare, è stato proposto un potenziamento dell’attuale oliveto, con l’installazione di decine di nuovi alberi. Dopo la rimozione delle specie invasive saranno subito piantati nuovi arbusti e piante aromatiche e, in più di un’area, saranno anche ripristinate le eventuali recinzioni. Ogni anno, inoltre, sarà eseguito una manutenzione ordinaria di tutte le specie messe a dimora e che avranno già attechito.
Soddisfatto il vicesindaco con delega all’Ambiente, Tore Sanna: “Così combattiamo, riuscendo ad adattarci al meglio, ai cambiamenti climatici già in atto. Grazie al finanziamento del Pnrr partecipiamo a un programma sperimentali di interventi di adattamento ai cambiamenti climatici, riuscendo a compiere azioni concrete per mitigarne l’impatto. Tutti gli interventi saranno realizzati nella zona sudest di Quartu. E, con l’adesione al progetto, avremo l’occasione di trovare e rendere reali varie tipologie costruttive di palazzi e case, in modo da renderli più funzionali e green. Le questioni ambientali non riguardano più solo le azioni classiche, ma anche quelle nuove dalle quali, spesso, ci si deve proteggere, oltre che allinearci a ciò che già sta accedendo nel resto dell’Europa”.











