Una prima “fetta” dei turisti positivi al Coronavirus bloccato in Sardegna (circa il 30 per cento del totale, a quanto si apprende) è stato contattato da Protezione Civile e Croce rossa per predisporre il piano navale “protetto” per riaccompagnarli a casa. Ma non tutti hanno espresso la volontà di andarsene: “Una parte ha detto che preferisce trascorrere la quarantena qui in Sardegna. Quando gli abbiamo detto che dovevano fare la quarantena qui, la maggior parte ha protestato” spiega a Casteddu Online
Marcello Acciaro, responsabile dell’Unità di crisi, “allora abbiamo detto loro che gli avremmo portati a casa e l’ingegnere della Protezione Civile mi ha detto che”, a quel punto, “tanti volevano farla qui”. Insomma, un cambio d’idea totale. “Su un trenta per cento, mi è stato detto che molti volevano fare la quarantena in Sardegna, ma a casa loro. Il concetto è: li portiamo via per agevolarli, molti di quelli che hanno fatto la quarantena l’hanno fatto a spese della struttura che li stava ospitando”.
“Non è l’aspetto del costo che fa la differenza ma le condizioni in cui la fai. Fare quarantena in una stanza d’albergo, dove non puoi uscire, non è bellissimo. Dovrò sentire il responsabile del percorso e chiedere a che punto sono arrivati, che numeri hanno”. I vacanzieri sono stati “contattati uno ad uno. La situazione è tutta in divenire, prima dobbiamo avere i dati finali”.











