Ospedale San Marcellino, sindaci in rivolta contro la Regione.
Chirurgia d’urgenza al San Marcellino “che deve restare ospedale di base”. I Sindaci dei Comuni di Castiadas, Muravera, San Vito, Villaputzu e Villasimius hanno trasmesso via pec una comunicazione urgente al presidente della Giunta regionale, al presidente del Consiglio Regionale, all’assessore regionale alla Sanità, al presidente commissione Sanità per richiedere una ulteriore rivisitazione, ovviamente in senso migliorativo, della proposta di ridefinizione della Rete ospedaliera. Prima che questa arrivi in Consiglio Regionale.
Nella proposta della Commissione Sanità viene garantito il pronto soccorso, ma risultano esserci ancora delle criticità. Eccole una per una: non risulta chiara la gestione dei reparti di medicina interna e chirurgia generale in un’unica area assistenziale, gli interventi in week surgery (un paio di giorni di ricovero) della chirurgia elettiva ridotta non sarebbero di fatto possibili in quanto l’appoggio nei letti di medicina sarebbe previsto solo per i casi che non possono essere dimessi in giornata (e quindi di day surgery). Infine negli ospedali situati in aree considerate geograficamente disagiate, con collegamenti di rete viaria complessi e conseguente dilatazione di tempi, e quindi anche nell’ospedale di Muravera, è necessario affiancare la chirurgia elettiva ad una chirurgia d’urgenza.
Tutto ciò premesso, i comuni di Castiadas, Muravera, San Vito, Villaputzu e Villasimius chiedono che l’ospedale San Marcellino di Muravera mantenga la classificazione di presidio ospedaliero di base, e che venga dotato di un reparto di chirurgia generale con 15 posti letto in modo da garantire la chirurgia d’urgenza e la piena funzionalità della chirurgia elettiva, sia in day surgery che in week surgery, e del pronto soccorso. In conclusione l’hastag di protesta #ilSanMarcellinoNonSiTocca.
Il sit in di protesta. Intanto la Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica ha indetto per domani alle ore 9.30 un sit-in sotto il palazzo del Consiglio Regionale in occasione della discussione in Aula del Piano di riordino della rete ospedaliera sarda, “piano che mira al declassamento degli ospedali pubblici e alla chiusura di interi servizi sanitari dai territori più disagiati alle città”.
La Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica, fa un appello ai consiglieri regionali di tutti gli schieramenti che hanno garantito il proprio impegno teso ad impedire che “si abbattano sugli ospedali pubblici dei sardi ulteriori tagli in nome di strane razionalizzazioni e di buchi di bilancio, ad abbandonare l’Aula al momento del voto per esprimere il proprio dissenso su questa controriforma.
Ciò consentirebbe di superare la prassi dei “muretti a secco”, con la possibile richiesta del voto segreto dietro cui nascondere l’espressione delle proprie scelte in modo tale che nessuno sia responsabile di niente”.
La Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica, da tempo impegnata contro i tagli ai diritti dei sardi all’assistenza sanitaria di qualità e gratuita per tutti, in difesa quindi del Sistema sanitario pubblico e dei suoi ospedali, chiede che la classe politica sarda si assuma le proprie responsabilità in modo palese ed inequivocabile.













