“Oristano: diritto alla salute per Mario Trudu, in carcere da 40 anni”

Mario Trudu, 69 anni, in carcere da 40 anni, versa in condizioni di salute precarie, che appaiono incompatibili con il regime detentivo. E’ affetto da una fibrosi polmonare, una complicazione derivante dalla sclerodermia che nelle forme più severe può portare alla mortalità. Se ciò non bastasse, gli è stato diagnosticato anche un tumore prostatico


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“Mario Trudu, 69 anni, in carcere da 40 anni, versa in condizioni di salute precarie, che appaiono incompatibili con il regime detentivo. E’ affetto da una fibrosi polmonare, una complicazione derivante dalla sclerodermia che nelle forme più severe può portare alla mortalità. Se ciò non bastasse, gli è stato diagnosticato anche un tumore prostatico”. Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, facendosi interprete delle “vive preoccupazioni” dei familiari dell’anziano arzanese detenuto nella Casa di Reclusione di Oristano-Massama.
“L’ergastolo ostativo a cui l’uomo è sottoposto – osserva Caligaris – non contempla l’esclusione del diritto alla salute che deve essere garantito a tutte le persone private della libertà in quanto diritto costituzionale oltre che valore umano. Lo aveva recentemente ribadito anche la Cassazione intervenuta sul caso di Totò Riina quando le condizioni di salute del boss, ristretto con il regime del 41bis, avevano richiesto un ricovero ospedaliero”.
“Rivolgiamo quindi un appello al Direttore Sanitario dell’Istituto Penitenziario affinché valuti l’urgenza di provvedere a un ricovero in un Ospedale per l’intervento chirurgico e/o in una Residenza Sanitaria affinché l’anziano detenuto possa trovare l’assistenza indispensabile per la cura delle gravi patologie in atto. Mario Trudu è un uomo provato dalla lunga ininterrotta detenzione in diversi Istituti Penitenziari italiani. L’unica grazia concessagli in questi ultimi anni è stato il ritorno in Sardegna nel 2015. Da allora finalmente ha potuto effettuare colloqui con i parenti. A prescindere dalle valutazioni sull’ergastolo ostativo, che l’associazione ritiene una misura anticostituzionale, le condizioni di salute – conclude la presidente di SDR – richiedono un atto di umanità e una valutazione scevra da qualunque preconcetto”.


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