Da metà ottobre i dipendenti delle aziende pubbliche e private non potranno raggiungere il proprio posto di lavoro se non saranno muniti di green pass, dunque dell’attestazione di vaccinazione, negatività al covid o avvenuta guarigione dal covid. Il governo è pronto ad approvare un decreto a cui lavora già da qualche settimana, caldeggiato fortemente dal ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta che vuole così mettere fine all’era dello smart working per riportare tutti, o quasi, i dipendenti in ufficio. Il consiglio dei ministri, con la cabina di regia che lo precede ogni settimana, sarà convocato come al solito per domani, giovedì: è probabile che l’estensione richieda qualche step, e stando alle indiscrezioni romane si comincerà dalle categorie di lavoratori delle attività per le quali il green pass è già richiesto al cliente.
La strategia del governo con l’estensione del green pass è chiara: indurre alla vaccinazione, rendendo la strada sempre più stretta, senza dover ricorrere all’obbligo per legge, che di sicuro creerebbe qualche problema anche fra i partiti che sostengono il governo.
Ma i sindacati non sono d’accordo, e invocano piuttosto proprio l’obbligo del vaccino per legge. “Lo abbiamo detto anche insieme a Cisl e Uil: in questo momento la scelta più opportuna che il governo e il parlamento potrebbero fare è quella di un provvedimento di obbligo vaccinale”, sottolinea intanto. “Se il governo intende optare per un altro provvedimento, quello che ci limitiamo a dire è che considereremmo un errore il fatto che una persona per lavorare debba pagarsi il tampone”.










